A cura della Redazione

Può l’Autorità di tutela dell’archeologia vesuviana, delle belle arti e del paesaggio, disinteressarsi sul dibattito avviato dal Comitato territoriale del Bacino del Sarno di L’Altra Italia Ambiente sull’iniziativa di costruzione di un fabbricato in cemento, di tre piani, nell’area della pineta degli Scavi di Pompei, a pochi metri da Porta Stabia?

Parliamo di un’area archeologica di alto interesse culturale e per questo la società civile locale e gli operatori professionali hanno fatto pressione perché fosse fatta chiarezza nel pieno rispetto della legalità. La tutela del territorio riguardante Pompei ha giustamente onerosi vincoli per i privati che operano nell’area, con divieti rigorosi che puntano a difendere l’integrità di un paesaggio che rappresenta un immenso patrimonio da difendere e tramandare.

A volte la tutela si estende oltre il monumento archeologico, come è stato nel caso in cui il direttore generale Massimo Osanna fece notare che sarebbe stato meglio togliere i tavolini e le sedie dei bar dalla piazza centrale di Pompei, dove c’è il Santuario. Iniziative ineccepibili anche se gli imprenditori privati, colpiti dai divieti, spesso si lamentano dell’eccessiva rigidità quando, per esempio, si riduce l’altezza consentita ad un gazebo di un banco di vendita di souvenir. “Come mai tanta rigidità all’esterno e tanta flessibilità nel dare il via libera alla realizzaizone della palazzin a direzionale all’interno del Parco Archeologico?”. Si sono chiesti i pompeiani quando hanno visto spuntare lo scheletro della nuova costruzione che potrà avere dalla sua il vantaggio di insistere in un’area non soggetta al potere locale in materia urbanistica.

Se questo è vero, è altrettanto vero che la società civile pompeiana, erede della responsabilità morale (ed economica) di fare da sentinella al Patrimonio dell’Umanità targato Pompei, ha tutto il diritto di dire la sua. E’ stata annunciata per domani una visita dei parlamentari Gallo e Cioffi (M5S) negli Scavi di Pompei al fine di visionare l’edificio in costruzione che sta nascendo al posto delle preesistenti officine contigue alla cittadella demaniale di fine Ottocento. Si tratta di un edificio di tre piani destinato ad ospitare gli uffici della Soprintendenza Archeologica di Pompei. La domanda è: “Era necessario cancellare una striscia di paesaggio archeologico per raggiungere il risultato finale?”. Si ricorda che le strutture (parzialmente in amianto) che hanno finora ospitato gli uffici della Soprintendenza erano site al piano terra. “Non si poteva operare allo stesso modo anche nella nuova costruzione, senza intaccare il paesaggio che si può godere attraversando via Plinio?”. Resta, infine, alla valutazione di Osanna (attualmente all’estero) e dei suoi colleghi archeologi la valutazione professionale sull’opportunità di utilizzare il cemento in un’area ancora tanto fertile dal punto di vista scientifico.

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