A cura della Redazione
Sono trascorsi quattro lunghi anni da quel venerdì “nero” per la città di Torre Annunziata. Il 26 marzo 2004, infatti, Matilde Sorrentino, 49 anni, veniva uccisa barbaramente sull’uscio di casa. Era il 1997 quando Matilde, insieme ad altre due madri, trovò il coraggio di parlare e di denunciare gli “orchi” che avevano abusato dei loro figli nella scuola elemenatre del rione “Poverelli”. Di lì a poco la Procura della Repubblica avviò un’indagine che portò all’incriminazione di diciannove persone, considerate facenti parte di una vera e propria rete di pedofili. A distanza di sette anni, nel 2004, la vendetta: Matilde Sorrentino viene freddata sulla porta di casa da un killer. Per ricordare la mamma coraggio, come è stata poi ribattezzata Matilde, l’amministrazione comunale, in collaborazione con la “Casa della solidarietà per la lotta all’usura e al racket” presieduta da Amleto Frosi, ha deciso di far celebrare una messa alle 18 di domani 26 marzo presso la chiesa di S. Alfonso de’ Liguori. Un’iniziativa che tende a mantener vivo nelle coscienze di tutti i cittadini torresi il sacrificio di una donna “qualunque”, che ha pagato con la vita il suo gesto eroico, e a rilanciare l’impegno dell’Amministrazione contro ogni forma di violenza e di prevaricazione. “Non avremmo potuto far cadere tutto nell’oblio - afferma il sindaco Giosuè Starita -. Come amministrazione abbiamo, anzi, il dovere di impegnarci concretamente non soltanto per combattere il degrado morale e materiale ma, anche e soprattutto, per indicare alle giovani generazioni il luminoso esempio offerto da questa madre coraggio che, senza alcuna paura, ha compiuto fino in fondo il proprio dovere di genitore e di cittadino. La società civile - conclude il primo cittadino - non ha nessuna intenzione di perdere la memoria di quanto è accaduto”.