A cura della Redazione

"L'albero della buona idea" è un racconto biografico illustrato che nasce dall'incontro tra le parole di Valeria Verolino e le illustrazioni di Violante Varriale.

Valeria Verolino è stata per un percorso di vita collega di lavoro di Attilio Romanò, una delle trecentotrentacinque vittime innocenti della criminalità in Campania. Per Valeria queste vittime fanno ancora poco rumore.

La narrazione avviene grazie ad una metamorfosi: la vita di Attilio stroncata dalla violenza cambia forma e riprende corpo nell'albero della buona idea, un albero di mimose piantato in sua memoria nel giardino del call center in cui lavorava insieme all'autrice.

A narrare è l'albero in prima persona, e racconta la sua nuova esistenza e la vita che scorre dopo la sua morte, sensazioni, sentimenti e ricordi di un uomo diventato albero.

Un albero intimamente disperato per la città che ama, per i suoi figli malati di potere e di violenza e per quelli costretti a convivere con l'assurda guerra della criminalità.

Un albero che descrive i luoghi degli affetti e gli affetti stessi: la casa, il rapporto con i genitori, con la sorella e con la giovane moglie.

Un albero che racconta la ricchezza e la pienezza di quanto è stato ucciso assieme alla giovane vita di Attilio ed anche il vuoto e la disperazione lasciati nei familiari, negli amici e nei colleghi di lavoro.

Ricordi ed emozioni culminano nella descrizione dell'omicidio: "...sento solo un'onda attraversare il mio corpo, sento un rumore assordante... quel rumore era uno sparo. Mi hanno sparato. Quello è il mio sangue, il mio corpo, la mia vita...".

Il dolore e il rammarico per la morte di Attilio si moltiplicano nella descrizione del "giardino della memoria". Solo in Campania le vittime innocenti della criminalità sono trecentotrentacinque e il giardino rappresenta insieme memoria e speranza: "Qui tutti insieme siamo vite, siamo alberi, fiori, tronco, rami e foglie ma soprattutto radici, radici di vita, amore, onestà e, più di tutto, speranza...".

Le illustrazioni rappresentano bene la metamorfosi dalla quale nasce il racconto, con linee morbide e colori vividi e ricchi di sfumature.

Annamaria La Rocca

Team Cultura di Libera Torre Annunziata

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