A cura della Redazione
“Il crollo della cosiddetta Casa dei Gladiatori non è l´unico né sarà l´ultimo caso che si è verificato nello stesso tratto di via dell´Abbondanza". La considerazione è dell’architetto Federico Federico Libero Italico, specialista in restauri archeologici che ha coordinato l’Ufficio Tecnico della soprintendenza, progettando lavori finanziati con fondi FIO-BEI negli anni ´80. "Il crollo è stato preceduto dal cedimento della base di una gru, circa un anno prima - prosegue Federico -. Allora l’incidente fu messo in sordina senza indagarne le cause. Inoltr, prima e dopo il crollo della Schola si sono verificati su quel tratto di via dell´Abbondanza una serie di franamenti dei cigli della scarpata a monte, sistemata con piccoli terrazzamenti di viminate”. La tesi del libero professionista, che nel 1992 ha lasciato il Ministero dei Beni Culturali, è che successivamente al crollo si "leggevano" ancora le tracce dei franamenti precedenti, tra i quali un invase di lapillo e terriccio in via dell´Abbondanza. “Qualcuno ha fatto "pulizia" - ha spiegato il tecnico -, il vento e la pioggia hanno eliminato le tracce residue”. Quel tratto di strada era stato sistemato anni prima dal grande Amedeo Maiuri, con la consulenza di Roberto Pane, al fine di consolidare la scarpata del pianoro soprastante via dell´Abbondanza. La convinzione di Federico è che è stata l´incuria pluridecennale, successiva, la vera causa degli ultimi crolli perché sono stati obliterati i camminamenti di sicurezza per la manutenzione delle domus. “La causa occasionale è stata la mutata condizione dei luoghi a monte via dell´Abbondanza - risponde l’ex tecnico della soprintendenza ad una precisa domanda sul crollo -. La pista di atterraggio del Pallone aerostatico, quella prevista per gli elicotteri, ed altre alterazioni antropiche causate dai lavori dei cantieri vicini devono aver determinato la perdita della capacità di assorbimento del terreno”. Successivamente le piogge abbondanti di un inverno più rigido del solito hanno indebolito la resistenza della scarpata. “La Casa dei Gladiatori è stata "spinta" a terra dalla melma accumulatasi a tergo in anni di mancata manutenzione della scarpata - ha concluso l’architetto Federico -. Non è franata, come si evince dal fatto che dopo il crollo interi pezzi di muratura sono rimasti intatti. I muri non si sono sbriciolati per collasso, ma si sono ribaltati sul pavimento a causa della spinta dell’acqua melmosa proveniente da monte”. MARIO CARDONE