A cura della Redazione
Riparte con la prossima Pasqua e Pasquetta la Festa della Giuliana, antica tradizione popolare del centro agricolo dell’antica Pompei, legato alla valorizzazione archeologica del sito. Difatti è nei fondi agricoli di via Civita Giuliana (tipica contrada dal paesaggio vesuviano) che furono rinvenuti i primi reperti che poi portarono a ricerche archeologiche mirate. La festa del week-end pasquale, organizzata da un comitato spontaneo di appassionati alla tradizione, presieduto da Micol Rossit e da altri (Pasquale Vitiello, Pasquale di Paolo, Pasquale Zeno, Vincenzo Tufano, Amedeo Lo Rosso, Gennaro Marasca, Antonio Esposito e Mimmo Longobardi) intende ripristinare tra musica popolare, riti religiosi, raduni d’auto d’epoca e degustazione di prodotti tipici locali, il clima di un’epoca, quando nella giornjata del Lunedì in Albis si aprivano le danze sul fondo comune, attiguo alla Chiesa della Madonna dell’Arco, dove in estate si metteva ad asciugare il granturco. Il punto di ritrovo delle comitive del territorio era l’antica cappella gentilizia del 1830, donata al Santuario. Don Raffaele Di Fiore ne è stato l’ultimo sacerdote celebrante ed tutt’oggi il custode della sua tradizione religiosa. La cappella è stata chiusa al pubblico a causa dei danni del terremoto del 1980. E’ l’emblema della tradizione pompeiana, custode della memoria archeologica. La chiesetta rurale dell’Annunziata é dedicata al culto contadino della Madonna dell’Arco, devozione religiosa molto sentita nel territorio vesuviano. Il comitato che si è formato con il sostegno entusiasta della popolazione della contrada si vuole impegnare nella sua riapertura al culto che prevede la ristrutturazione dell’edificio. L’importo necessario per le opere è di settecentomila euro. Doveva essere finanziato con il Piano Strategico di valorizzazione dei Beni Culturali “PO Fers Campania 2007/2013” ma i fondi sono stati bloccati nell’ambito della crisi finanziaria regionale. Un discorso a parte riguarda la scala di priorità del Vescovo-Prelato Carlo Liberati (la cappella appartiene alla chiesa locale) che non pare contempli la tradizione religiosa del rione. MARIO CARDONE