A cura della Redazione
I ragazzi di Radio Siani minacciati dal nipote di un affiliato ad un clan camorristico. L´episodio risale a qualche giorno fa quando nella sede del network ad Ercolano, un appartamento confiscato al boss della camorra Giovanni Birra, ha fatto irruzione un uomo che ha insultato i volontari che con tanta abnegazione e passione portano avanti il loro progetto di 9impegno sociale e di denuncia del potere malavitoso. «Il fatto - si legge in una nota che compare sul sito ufficiale www.radiosiani.com - è accaduto mentre una scolaresca proveniente da Taranto era in visita alla radio. Il pregiudicato, visibilmente ubriaco, dopo aver più volte lanciato minacce di morte verso i volontari affacciati al balcone, è riuscito ad introdursi in radio. Trascinato via da un suo conoscente ha urlato “Guarda sti scemi, fanno parte dell´antiracket... vi devo uccidere tutti”». Il pregiudicato è stato poi arrestato dai carabinieri della Tenenza di Ercolano, guidati dal comandante Gianluca Candurra. «E´ un episodio che merita attenzione soprattutto perché accaduto mentre c´erano degli studenti in visita - spiega la direttrice di Radio Siani, Amalia De Simone -. Continueremo normalmente le nostre attività, anzi, stiamo arricchendo il palinsesto con nuove trasmissioni che nascono da collaborazioni con professionisti ed associazioni. Inoltre ricominceremo a breve a trasmettere i processi di camorra, tra questi, alcuni che riguardano gli intrecci tra casalesi e colletti bianchi». «Solidarietà ai ragazzi di Radio Siani - scrive il responsabile degli enti Locali di Sel, Tonino Scala -. Poche settimane fa con il mio libro “Disonorevoli. Politica & Camorra: Matrimonio all’italiana” abbiamo riaperto dopo una risistemazione degli studi e della sede le attività di una eeb radio che grazie al suo lavoro riesce con gesti quotidiani a ridare speranze ad un territorio che ha bisogno di riavere speranze. Solidarietà a Peppe e a tutti i ragazzi per la loro opera di contrasto ai clan con azioni mirate quotidiane. E´ con questi gesti di resistenza attiva che sii costruisce un nuovo e rinnovato tessuto sociale incentrato su una cultura della legalità. C’è un Sud che resiste ad una cultura imperante di tipo camorristica che uccide le intelligenze, l’etica delle relazioni, il senso civico, la speranza e la possibilità di una società legale. Ragazzi che dire: Resistere, Resistere, Resistere!», conclude Scala.