A cura della Redazione
Passano, finalmente, (a maggioranza) le undici delibere nel consiglio comunale di Pompei che riguardano debiti fuori bilancio insorti sulla base di sentenze esecutive. Siamo al secondo atto. Caso più unico che raro nelle cronache politiche locali. Segno d’insicurezza del ceto dirigente o di apertura al dialogo nei confronti di un’opposizione che si presenta all’appuntamento con lo zainetto carico di tritolo. Soprattutto passa, ed è la cosa più importante per la vita dell’Amministrazione, la salvaguardia degli equilibri di bilancio. Misura che fa salpare la navicella targata Uliano su un percorso denso d’insidie a causa della qualità scadente dei servizi offerti ai cittadini (parcheggi, viabilità, casa di riposo, cimitero, manutenzione delle strade, illuminazione pubblica, eccetera) che sono gravati da tasse onerose e dal problema dei figli che non hanno lavoro. Il consigliere comunale Attilio Malafronte si è fatto megafono dei reclami popolari richiamando in aula il recente oltraggio di un raid notturno della delinquenza al cimitero di Pompei. Lui è competente, per esperienza precorsa, nel settore. Parla per esperienza diretta: “Avete fatto una campagna elettorale dicendo alla gente che a Pompei non si può neanche più morire – ha urlato rivolto alla maggioranza – perché, invece, attualmente si può morire?”. Il problema è che è difficile anche vivere dignitosamente, altrimenti ognuno sarebbe disponibile al sacrificio. Alla crisi economica profonda non corrisponde un contesto sociale solidale ed utile alla soluzione dei problemi gravosi delle categorie svantaggiate. La politica perde tempo prezioso in proclami senza fondamento ed improduttive lotte di posizioni. La qualità della politica a Pompei era stata purtroppo “degustata” già in campagna elettorale. Chi semina vento raccoglie tempesta. Ora siamo alle conseguenze: che altro ci potevamo aspettare? Si punta alla prevalenza di parte perdendo di vista il bene comune. La cronaca del consiglio comunale del 30 settembre è presto fatta. Le delibere in programma sono passate ma si è ulteriormente approfondito il solco che separa le tre componenti politiche che si erano già configurate. Franco Gallo, insieme ai due colleghi d’opposizione intransigente, ha nuovamente abbandonato i lavori per contestare la mancata costituzione delle commissioni che, secondo loro, sarebbero fondamentali per lo svolgimento legale dell’attività deliberante. “Vogliono paralizzare l’attività amministrativa”. Replica a questo atteggiamento Alfonso Conforti. Niente di scandaloso. Anche l’ostruzionismo ha la sua legittimità politica se il fine è quello di mettere sui giusti binari il governo della città e non, invece, quello di spingere al disordine al fine di favorire manovre oscure. La consigliera comunale Maria Padulosi ha anche lei abbandonato l’Assise. Lo ha fatto per altri motivi: non ci sta ad avallare farse, secondo lei inutili per la comunità. “Se il consiglio comunale del 19 settembre scorso era valido e regolare, perché replicarlo?”. Affermazione che segna la differenza tra lei e gli altri componenti del suo gruppo (che hanno assunto posizioni analoghe ma senza abbandonare i lavori), e l’opposizione targata Gallo, attestata su una linea di dura intransigenza. Alla fine Uliano è di nuovo in corsia di partenza. “Voglio mangiare tanti panettoni – assicura in un colloquio privato con la stampa –. La mia è stata una sincera ricerca di dialogo. Mi dispiace che non sia stata compresa da parte dell’opposizione”. L’importante è che ora si passi alla buona amministrazione, ordinaria e straordinaria. Pompei ne ha tanto bisogno. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2