A cura della Redazione

A conclusione di laboriose indagini di polizia giudiziaria, condotte e coordinate dalla Polizia Stradale di Napoli, diretta dal dirigente superiore Gisueppe Salomone  e dal sostituo commissario Roberto Pes, su delega della Procura della Republica di Torre Annunziata, sono state  eseguite  ordinanze applicative di misure cautelari personali e reali nei confronti di tre soggetti e alla notifica di avvisi di conclusione di indagini preliminari a carico di altre dieci persone, tutti responsabili di far parte attiva di una vasta organizzazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione di decine di appropriazioni indebite ai danni di ditte di logistica nazionali ed estere. La base operativa della banda criminale era situata a Sant'Antonio Abate.

Le indagini hanno portato all’analisi e alla raccolta di dati inerenti una lunga serie di reati apparentemente perpetrati con il medesimo modus operandi. Negli ultimi periodi, sull’intero territorio nazionale, si registrava un incremento impressionante di un nuovo fenomeno criminale  che stava creando allarme sociale ed ingentissimi danni economici nei confronti di aziende di autotrasporti e logistica. Tale problema ricadeva inevitabilmente anche sulle assicurazioni vettoriali e quindi sulle compagnie assicurative chiamate a risarcire il danno patrimoniale subito.

Il nutrito gruppo criminale era specializzato nelle appropriazioni indebite e in truffe. I reati venivano portati a compimento con le seguenti modalità. I malfattori costituivano una ditta di autotrasporti intestata ad una persona nulla tenente (cosiddetta testa di legno), dopodiché la ditta veniva registrata regolarmente sulle banche dati presenti sul web dedicate alle aziende di autotrasporti. Sfruttando tali banche dati venivano contattate le vittime (aziende di trasporto-logistica o agenzie interinali di autotrasporti), alle quali venivano offerti “trasporti” per loro conto fornendo una tariffa vantaggiosa. Dopo le presentazioni (acquisizione visura camerale, documenti di circolazione ed altro), le regolari ed ignare aziende contattavano i referenti delle società “illegali” su delle utenze “attivate ad arte e proprio per tale scopo” (non intestate a loro) richiedendo indicazioni sui veicoli impegnati per il trasporto ed il conducente assegnato allo stesso. Dopo avere verificato la documentazione ricevuta, le ditte “ignare”  assegnavano il “viaggio” fornendo le indicazioni relative al carico, il luogo di ritiro e di scarico/consegna. Una volta raggiunto il luogo di carico i soggetti verificavano la merce caricata e dopo averne accertato il valore economico (direttamente sul luogo di carico o dalla documentazione amministrativa d.d.t./fatture), la caricavano sul mezzo in loro possesso e invece di consegnarla nel posto prestabilito, se ne appropriavano indebitamente. La merce veniva poi trasportata in luoghi (parcheggi e depositi) in loro disponibilità, dove veniva stipata sino al momento della ricettazione della stessa. In molti casi le ditte truffatrici fornivano i loro mezzi di documentazione di circolazione falsa avendo così la possibilità di far apparire lo stesso veicolo commerciale intestato a più ditte di autotrasporti, in modo da poter eludere o comunque rendere problematici i controlli e la loro individuazione. I mlaviventi si erano specializzati in una serie di elaborati artifizi con i quali riuscivano ad appropriarsi indebitamente di ingenti quantitativi di merce a loro affidati, in qualità di sedicenti autotrasportatori, dalle aziende produttrici/proprietarie.

I carichi asportati, molti dei quali recuperati e restituiti agli aventi diritto dalla Polizia, consistevano in merce di elevato valore commerciale che avrebbe finito inevitabilmente per alimentare la rete della ricettazione con prodotti venduti sottocosto che, di riflesso, avrebbero danneggiato di riflesso le numerose aziende oneste presenti sul territorio, le quali difficilmente sarebbero riuscite a fronteggiare una concorrenza così spregiudicata. Con il risultato di creare un ulteriore grave danno economico anche ad aziende non direttamente collegate al reato.

Sulla scorta delle indagini esperite dalla Polizia Stradale, svoltesi anche con l’ausilio di interecettazioni telefoniche e localizzazioni gps con apparecchiature installate sui veicoli industriali utilizzati dai malfattori, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata ha emesso due misure degli arresti domiciliari nei confronti di Ernesto Squillante, 52enne nato a Castellammare di Stabia ma domiciliato a Sant’Antonio Abate, e Giuseppe Matrone, residente a Scafati, amministratore della società di autotrasporti denoiminata “C&C” con sede ad Angri. Disposta l’applicazione dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di Vincenzo Squillante, 29 anni, residente a Sant’Antonio Abate.

In totale, sono stati emessi dieci avvisi di garanzia e conclusioni delle indagini prelimiari a carico di altrettanti soggetti ritenuti coinvolti nel gruppo criminle indagato.