A cura della Redazione

Il mondo dei morti notoriamente preserva nel tempo lo scrigno delle conoscenze a disposizione degli archeologi.

A Pompei questo ragionamento vale il doppio a causa di tutta la storia della sua tragica distruzione che è stata in pari tempo motivo della sua popolarità, perché è stato possibile aprire nei secoli successivi una finestra sulla vita che vi si svolgeva ed una sequenza sulla visione della morte rappresentata dagli sguardi muti e le maschere di dolore dei calchi (un misto di calce e resti umani) che sono sculture parlanti sotto l’installazione dell’architetto Venezia nell’anfiteatro del parco archeologico di Pompei. E’ merito dell'attuale direzione della Soprintendenza di Pompei (nel nuovo corso imposto anche dal Ministero) se i risultati delle indagini non restano patrimonio esclusivo del ceto scientifico ma vengono divulgati in tempo reale diventando motivi popolari di dibattito ed incentivando ulteriormente l’area di curiosità e di profondo interesse che avvolge Pompei facendone un monumento archeologico diverso dagli altri.  

Giovedì 27 agosto il ceto scientifico archeologico di Pompei incontra la stampa per illustrare le nuove scoperte delle indagini in corso alla Necropoli di Porta Nola, frutto della missione congiunta della British School at Rome, de l’Ilustre Colegio Oficial de Doctores y Licenciados en Letras y Ciencias de Valencia y Castellòn - Departamento de Arqueologia, del Museo de Prehistoria e Historia de La Diputación De Valencia, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia. L’oggetto dell’indagine sono state alcune sepolture site all'esterno di Porta Nola. Sono state rinvenute urne cinerarie nella tomba di Obellio Firmo. Ai piedi della mura una sepoltura infantile (che rappresenta un ritrovamento raro). Nello stesso tempo è stato riportato alla luce il trivio che si dipartiva dalla porta urbica ed il piano di calpestio della tomba monumentale a schola appartenuta forse ad una sacerdotessa di Cerere. Sono stati ritrovati frammenti di osso lavorato, che decoravano il letto funebre su cui fu incinerato uno dei defunti. Inoltre è approfondito lo studio dei circa 15 soggetti carbonizzati rinvenuti a suo tempo presso la necropoli. Degli stessi sono stati realizzati i calchi negli anni '70 che sono stati recentemente restaurati e posti in esposizione nella tanto dibattuta piramide installata nell’anfiteatro.