A cura della Redazione

Era un consiglio comunale, quello di oggi 6 novembre, convocato al fine di rimettere in ordine i numeri e le facce delle commissioni consiliari nel rispetto dei ruoli di maggioranza ed opposizione. E’ prevalsa invece la logica dell’attacco alla diligenza.

L’amministrazione del sindaco Nando Uliano è stata sommersa da una raffica di quesiti (antenna telefonica, loculi, appropriazione abusiva del logo comunale, Giubileo). In pari tempo bisognava tener in debito conto i cambiamenti dei ruoli di alcuni personaggi dopo la “congiura” di settembre, quando cambiarono casacca Ametrano, Cirillo e De Martino ma sparigliarono il gioco movimenti di segno opposto (per la verità uno solo ma “pesante”).

La cronaca riporta che  Attilio Malafronte (soprannominato comunemente proprio con l’aggettivo virgolettato) assunse il ruolo del “traditore” nell’ennesima “sceneggiata” politica pompeiana mentre, al contrario, il suo punto di vista è che  fu “salvatore della città”. E’ questo l’argomento che fa ancora presa sul pubblico pagante. Vale a dire i pompeiani spaccati in due fra difensivisti e colpevolisti. Ieri la contesa la spiegava il gestore di un noto bar del centro ai suoi clienti: “Tutto sommato Attilio (Malafronte) ha voluto togliersi una pietra dalla scarpa”. E’ questo alla fine il senso del serrato dibattito in aula consiliare.

Non si è ancora placato l’astio per il fallito “golpe”. Detto questo, non si poteva andare avanti con commissioni che avrebbero assunto decisioni divergenti con gli orientamenti del Palazzo. Alla fine le commissioni esistenti riflettevano (nei nomi dei consiglieri) equilibri ribaltati rispetto ai numeri di governo locale, mentre il regolamento comunale prevede che dei cinque componenti previsti tre di essi facciano parte della maggioranza e due dell’opposizione. Ogni consigliere comunale fa parte almeno di una commissione  ma  le presenze possono essere  al massimo  tre.  Il loro compito dovrebbe essere programmatico rispetto  alle delibere consiliari. Invece, purtroppo si finisce spesso con il disattendere il principio. Il risultato della incompleta procedura si riflette sulla qualità e la democraticità delle delibere.