A cura della Redazione

Può capitare, passeggiando in queste giornate di sole pieno per le strade del centro di Pompei, di entrare nel negozietto di Antimo Sorbo (sito in via Diaz) per comprare una cornice da montare sopra una stampa antica o una foto artistica ed uscirne portando sotto al braccio, insieme al quadro incorniciato, un presepio artigianale nella campana di vetro o allestito dentro uno scaravattolo di legno o di cartone.

Il pompeiano (o il turista) che fa la conoscenza del personaggio ne apprezza lo stile dell’accoglienza e si rende conto che tra i negozianti che esercitano nella stradina del centro turistico mariano, tra il Santuario della Madonna del Rosario e la stazione della Circumvesuviana, è probabilmente quello che le conferisce più colore. Vale la pena far la conoscenza di Antimo. Se vi fermate davanti alla vetrina a guardare gli oggetti esposti, sarà probabilmente lui stesso ad invitarvi ad entrare. Vi mostrerà i suoi articoli uno alla volta, commentando il lavoro che ha fatto per realizzarli. E’ un commerciante artigiano che ama il contatto con la gente. Soprattutto gli piace far apprezzare i suoi “piccoli capolavori” con l’interesse quasi esclusivo di confrontarsi con gli altri.

Alla fine della conversazione può capitargli di non vendere niente e di salutarvi, contento per aver riscontrato un nuovo interessamento alle le sue opere. A voi può succedere di ritornare alla sua bottega per comprare una delle sue “invenzioni”. Vale la pena conoscere Antimo, perché appartiene ad un’umanità partenopea che sta scomparendo poco alla volta. Oggi la gente va di fretta, compra da internet, non si ferma davanti alle vetrine. Tanto meno “perde tempo” a socializzare col prossimo. Il nostro protagonista è un artigiano che ha lasciato la professione conseguita con la laurea in Fisica per tornare alla sua antica passione della scultura del legno. Da artigiano creativo si trasforma nel tempo libero in autore teatrale ispirandosi ai miti della tragedia greca. Potrebbe essere un personaggio della commedia umana di De Crescenzo, che ai soldi e alla carriera ha preferito un mestiere tradizionale che lascia spazio alla fantasia. Se Antimo entra in confidenza con voi (cosa che capita facilmente) vi racconta l’origine della sua famiglia che proviene dalla Sanità (il quartiere di Totò a Napoli)  e di essersene allontanato quando dalla miseria e nobiltà è passato alla droga e la camorra. Ora vive con la sua signora a Pompei e si sente appagato del suo mestiere d’arti e cornici personalizzate, al numero civico 15 della stradina nel centro storico di Pompei. Capita, entrandovi, di vedere tra gli spezzoni di cornici oggetti valorizzati dal suo estro creativo e dall’abilità manuale nell'elaborare il materiale riciclato. Si possono trovare intarsi, santini, soprammobili, burattini, pulcinella, consolle, e Gesù Bambino sul  comodino di ciliegio. La sua è la tipica arte popolare (non meno nobile di quella d’élite)  che un tempo coloriva le strade popolari di Napoli. Parliamo dell’epoca in cui i soldi erano pochi ma l’umanità tanta. Oggigiorno si vive tutto sommato peggio di prima sotto entrambi i versanti. E’ rimasta alla moda però l’antica forma artigianale che un tempo si chiamava arte povera. E’ stata riscoperta dal consumismo e rilanciata sotto l’etichetta più raffinata di bricolage o di découpage. Francesismi che etichettano il fai-da-te facendo vendere semplici materiali da costruzione (come carta, legno e vetro e semilavorati) a prezzi più alti del loro prodotto finito.