A cura della Redazione

«Il 27 gennaio è una giornata che ci riporta alla mente il 27 gennaio 1945, giorno dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, il più noto e feroce campo di sterminio nazista. E' una data che ci riporta alla mente atrocità indicibili. Una tragedia umana peggiore della stessa guerra perché perpetrata contro cittadini inermi. Intere famiglie, bambini innocenti colpevoli solo di professare un credo religioso diverso. Milioni di persone sterminate, deportate».

Lo ha dichiarato il vicesindaco Pietro Orsineri, in occasione della Giornata della Memoria, istituita per ricordare le vittime dell'Olocausto nazista.

«Tra questi - prosegue Orsineri - c'erano quattro illustri nostri concittadini ai quali è stata conferita la Medaglia d'Onore da parte del Presidente della Repubblica. Pompei, città mariana della pace universale, non dimentica e si opporrà sempre a qualsiasi forma di discriminazione di razza e di religione».

I QUATTRO CITTADINI POMPEIANI SCAMPATI ALL'OLOCAUSTO

Domenico Paduano, scultore, catturato a Lepanto ed internato nel lager nazista di Amburgo dove riusciva a sopravvivere perché autore di diverse sculture che regalava ai suoi carcerieri.

Paduano, cittadino emerito della nostra città, ci ha lasciato, tra l'altro, il ritratto dello storico Ludovico Pepe e della contessa Marianna De Fusco, nonché le splendide vetrate della storica parrocchia del Santissimo Salvatore.

Aniello Cicalese, scrittore ed archivista. Catturato a Knin ed internato prima nel lager di Costemplatz e successivamente a Lubecca . Attraverso il diario "La mia prigionia" Aniello Cicalese, sergente maggiore durante la guerra, ci ha lasciato una testimonianza forte ed intensa di quello che fu l'orrore dei campi di concentramento e di prigionia. Al suo rientro, Aniello Cicalese, ha lavorato per 15 anni come archivista del Santuario Pontificio.

Giovanni Arpaia catturato a Spalato mentre era in attesa dell'ultimo scaglione di rimpatrio. Da Spalato, dopo una marcia a piedi di 15 giorni, attraverso le montagne della Bosnia, fu imprigionato prima a Slavonski Brod e poi avviato a Gorliz per essere, infine, destinato al campo satellite della miniera di Neurode nell'alta Slesia. Alla fine della guerra mise insieme un drappello di 15 internati e, procuratosi un mezzo di trasporto, riuscì a rientrare illeso in patria mettendo in campo la sua esperienza di autiere.

Rodolfo Severino fu catturato dalle truppe tedesche sul fronte albanese. Il soldato fu trasferito dai campi di prigionia dei Balcani in Austria e, infine, a Berlino per essere poi ulteriormente spostato nel campo di Reichenstein dove sarà liberato dalle forze americane, il 23 aprile del ’45. Morirà a Pompei, il 22 ottobre del 1958. Gli fu conferita la Croce al merito di Guerra per essere stato internato in Germania.