A cura della Redazione

Una pagina gloriosa (negli anni a cavallo del XIX e XX secolo) dell’accoglienza turistica negli Scavi di Pompei è in questi giorni motivo dell’intervento della giunta Uliano.

Parliamo del degrado, oggettivo o presunto, che è stato rilevato nell’area antistante il sito archeologico. In definitiva il rilievo è diretto all’Hotel Suisse (attualmente è gestito come bar e ristorante) ritornato alla ribalta della memoria collettiva dal momento che rappresenta un pezzo di storia di Pompei (parliamo della città archeologica scavata prima della fondazione del centro moderno).

Questa struttura ricettiva è di antica rinomanza. Basti pensare che la palazzina di stile classico è stata iniziata a costruire il 19 agosto 1886, ed è attualmente tutelata della Soprintendenza dei Beni Culturali. Negli anni la sua proprietà è passata di mano. Attualmente è stata conferita parzialmente in gestione privata (sempre locale) per la ristorazione mentre in altra parte ospita negozi turistici.

Questa palazzina, anche per la mancanza di adeguati servizi (come lo smaltimento rifiuti) sembra essere diventata (a ragione o a torto) l’origine di un problema locale mentre, al contrario, con mezzi adeguati ed efficace iniziativa imprenditoriale potrebbe trasformarsi in opportunità di sviluppo turistico aggiunto, puntando su una rinomanza consolidata nella memoria collettiva che potrebbe rivitalizzarsi all’interno del delizioso edificio neo classico con un’ospitalità raffinata riservata ad un’utenza d’élite.

Sarebbe una leva aggiunta alla valorizzazione dell’area urbanistica circostante. La recente iniziativa dell’Amministrazione comunale di Pompei - con cui il sindaco Ferdinando Uliano ha invitato i dirigenti del comparto tecnico e urbanistico a procedere al ripristino del decoro dell’area antistante l’ingresso di Porta Marina Inferiore - richiama l’attenzione sull’edificio privato che ne caratterizza buona parte del paesaggio di contesto.

L'Hotel Suisse è un esempio d’iniziativa alberghiera che ha rappresentato per anni la risposta al fenomeno turistico internazionale conosciuto come “Gran tour”.

Verso la fine del XIX secolo, fu prima fondato e successivamente reso famoso da una saga familiare  di origine svizzera che partì da Vincenzo Item (rimasto senza lavoro dopo lo scioglimento della milizia borbonica dove si era arruolato) che ha avuto gran merito anche nella scoperta della famosa Villa dei Misteri.

Ora questa antica struttura alberghiera, che rientra in un contesto urbanistico importante per Pompei perché rappresenta la porta d’ingresso ad un museo a cielo aperto visitato da 3 milioni di turisti l’anno, si trova al centro di polemiche mediatiche e di iniziative amministrative.

Sarebbe invece il momento di farla tornare allo splendore d’un tempo approfittando del trend turistico positivo e degli interventi pubblici di valorizzazione che puntano a riqualificare tutta l’area occidentale di Pompei in funzione del turismo culturale regionale.  

twitter: @MarioCardone2  

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