A cura della Redazione

Sono stati artigiani appartenenti ad una popolazione stanziale della Campania, che parlavano lingua osca, a costruire i templi di Pompei. Questa è la conclusione definitiva (anche se articolata ed approfondita su vari versanti) della conferenza “Chi ha costruito i templi di Pompei?” che sabato 22 aprile è stata tenuta dal docente universitario Carlo Rescigno presso l’Auditorium della Soprintendenza archeologica di Pompei. E’ importante definire sul campo, dopo l’analisi dei materiali utilizzati, in più fasi di costruzione e di restauro (ne sono state accertate almeno due, sulla base del calcare e del tufo utilizzati in fasi successive ed in considerazione del fatto che all’epoca della distruzione di Pompei entrambi gli edifici erano in ristrutturazione per riparare i danni del terremoto del 64 d. C.), della pianta e dei prospetti dei templi, delle suppellettili, delle statue e degli arredi (famosa la metopa del tempio dorico raffigurante il mito di Issione) ed altre presenze di oggetti che aiutano lo studioso a capire l’origine del tempio oltre all’elemento fondamentale delle iscrizioni che hanno aiutato ad individuare la presenza significativa dei famiglie etrusche nel ceto dirigente dell'Antica Pompei.

Le conclusioni di Roscigno riguardo al tempio di Apollo ed al tempio dorico (attribuito ad Atena, anche se non tutti gli archeologi ne condividono l’attribuzione) sono che in entrambi i casi si può parlare di templi costruiti da maestranze campane (prevalentemente sannite) che parlavano lingua osca. Maestranze della corporazione degli edili che si erano formate lavorando insieme (o come sottomessi) ai primi coloni Greci approdati ad Ischia a Vivara e sul litorale dei Campi Flegrei.

La pianta architettonica del tempio dorico, sito nel Foro triangolare, e del tempio dedicato ad Apollo, sito in prossimità del Foro Centrale di Pompei, hanno una struttura a forma greca (più evidente in quello dorico attribuito alla dea Atena, che nella struttura assomiglia ai templi più antichi e classici di Paestum) che però rivelano influenze etrusche in alcune soluzioni architettoniche e negli spazi costruttivi. Dalla natura e dalla forma dei materiali si deduce la prevalenza nella composita presenza operaia della maestranze locali che probabilmente si era formata sui cantieri di costruzione dei templi di Cuma con gli artigiani e gli edili che per primi approdarono sulle sponde della Sicilia e dell’Italia meridionale (Metaponto e Paestum per esempio), fondando le prime città campane della Magna Grecia (come Cuma e Napoli) rimaste famose nello studio archeologico del mondo antico, con i loro templi religiosi che ne costituiscono il nucleo originario.

twitter: @MarioCardone2 

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