A cura della Redazione

Sono poche e frammentarie le notizie sull’economia agricola che si sviluppò prevalentemente fuori dalle mura di Pompei, perché extra moenia le indagini di scavo furono avviate esclusivamente da privati interessati ad appropriarsi di affreschi, statue e arredi di pregio con la conseguenza che le fattorie agricole sono tornate nella maggior parte nel sottosuolo vesuviano senza che di esse siano rimaste mappe o appunti di scavo.

La guerra sillana (83 a. C. - 82 a. C.) portò al distacco di Pompei da Nuceria, di conseguenza l’ager pompeianus s’ingrandì a spese del suo territorio originario di riferimento. Nello stesso tempo la costruzione di ville rustiche s’intensificò notevolmente punteggiando il territorio fuori le mura di Pompei nei suoli che attualmente fanno parte dei Comuni di Pompei e di Scafati nonché quelli di Torre Annunziata, Boscotrecase e Boscoreale.

Lasciando da parte gli scavi borbonici e concentrandoci su quelli eseguiti su terreni privati, constatiamo che gran parte dei reperti presenti nelle collezioni pubbliche e private sparse per il mondo fanno un generico rimando alle zone vesuviane come luogo d’origine, d’altronde poco o nulla si sa sugli eventuali scavi che li avrebbero portati alla luce perché è scarsa ed imprecisa la documentazione a riguardo. Le ville sul territorio che venivano scavate con regolare licenza erano quelle che presentavano una ricchezza considerevole di reperti, numerosi e di pregio nelle ville residenziali e di otium delle famiglie dell’aristocrazia romana ma scarse e di poco valore nelle ville rustiche condotte da coloni e liberti. La conseguenza è che molti scavi iniziati con la speranza di trovare affreschi e tesori sono stati subito abbandonati perché mancava l’interesse edonistico.

In molti di quei casi non sono stati neanche presi appunti e redatte mappe di scavo. In altri, maturavano presto i tempi previsti nelle licenze rilasciate per tempi sempre più ristretti a causa degli scandali di vendite all’estero di reperti di enorme valore ritrovati vicino Pompei che determinarono le dimissioni di protesta di qualche soprintendente indignato come Giulio de Petra che si dimise dopo la vendita del tesoro di argenti di Boscoreale. Purtroppo quasi nessuno dei privati considerò all’epoca l’importanza scientifica delle ville rustiche che danno notizie sulle condizioni di vita, le abitudini e le tecniche produttive degli agricoltori vesuviani forniscono i dati economici dell’epoca, fondamentali per studiare qualità, varietà e volumi della produzione agricola e i flussi commerciali diretti verso i centri limitrofi o verso altre comunità del Mediterraneo.

Gli archeologi degli Enti istituzionali (come Sogliano) da parte loro cercarono di indirizzare le ricerche dei privati verso scoperte che integrassero le conoscenze su territorio e la cultura locale come l’individuazione del porto dell’antica Pompei. Tematica che è stata ripresa recentemente nel convegno internazionale “Abitare il territorio della regione vesuviana” tenuto nell’Auditorium del Parco Archeologico di Pompei. I primi studi sistematici sulle tipologie delle ville rustiche furono di Rostovtzeff, Carrington e Della Corte a cui seguirono altri che portarono alla descrizione di tre distinti profili di conduzione: 1) case di campagna signorili nelle quali il proprietario risiedeva saltuariamente; 2) fattorie private abitate stabilmente da contadini; 3) fattorie di signori assenti lavorate da schiavi.

Tra le ricerche sulle ville rustiche, fondamentale è stata quella di Angelandrea Casale ed Angelo Bianco (carta archeologica del suburbio di Pompei) che seppur limitata alla sua area settentrionale, comprendente l’antico Pagus Augustus Felix Suburbanus, e a quella orientale, è stata di base a successivi studi che con Laurentino Garcia y Garcia portarono a ben 103 ritrovamenti sui territori di Pompei e Stabia. Nonostante i passi avanti restano ancora numerose lacune sulle conoscenze dello stato agricolo e commerciale dell’Antica Pompei. E’ stato approcciato lo scenario economico che parte dalla conquista romana di Pompei e la deduzione della colonia che portò all’intensificazione dello sfruttamento agricolo dovuto all’aumentato impiego di schiavi e all’incremento demografico che assicurava mano d’opera a basso costo. Il prezzo dei fondi agricoli è aumentato nel periodo considerato e con esso di conseguenza l’esigenza di realizzarvi un alto reddito. Complementare a questa problematica resta fondamentale l’importanza delle ricerche per individuare il porto di Pompei per acquisire notizie sul centro di smistamento dei flussi commerciali in entrata e in uscita dalla città antica.

(nella foto, lo scavo di Villa Pisanella a Boscoreale nel 1903)

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