A cura della Redazione

«Abbiamo salvato il salvabile e dato una nuova immagine al Parco Archeologico di Pompei». A conclusione dell’iniziativa del Grande Progetto Pompei, c'è la consapevolezza, nella Direzione del sito archeologico, dell’importanza della manutenzione ordinaria. Le dichiarazioni del direttore generale Massimo Osanna in occasione della riapertura della Schola Armaturarum, ripercorrono il trionfo degli interventi alla base del positivo bilancio finale, spiegato da Osanna col valore del team di esperti che ha dispiegato competenze ed energie al servizio della cultura italiana. Alla fine del suo mandato, Osanna non fa mistero di augurarsi la conferma nell’incarico, dopo il risultato di 3 milioni e 600 mila visitatori raggiunto nel 2018. A tal proposito l'archeologo - che tornerà ad insegnare alla Facoltà di Archeologia della Federico II di Napoli, ha annunciato l’assunzione di sette restauratori che faranno parte di una squadra di operatori (una cinquantina di elementi in tutto) che saranno addetti alla manutenzione ordinaria di dipinti e strutture archeologiche.

Nel frattempo sarà allestita una sala regia per la videosorveglianza, dotata di moderna tecnologia. «Ma insieme alle tecnologie servono le prestazioni lavorative», ha spiegato Osanna, commentando che al personale dei custodi di ruolo ne sono stati aggiunti 55 di Ales. «Assumere nuovi dipendenti non è di competenza del Parco», ha proseguito Osanna.

La Schola Armaturarum diventa così il luogo simbolo della rinascita di Pompei. Collassato il 6 novembre 2010 nella parte superiore in cemento armato, l'edificio è stato affidato all’opera di restauratori Ales che spiegheranno ogni giovedì i loro interventi sugli apparati decorativi e negli ambienti retrostanti, che nell’ultima campagna di scavo hanno fatto capire che la struttura era un’associazione combattentistica del tipo di quelle che sono state sciolte dall’imperatore Nerone a seguito della furente rissa tra pompeiani e nocerini, avvenuta nel 59 dopo Cristo. La Schola diventerà un museo diffuso, esteso ai vani retrostanti, in piena filosofia del GPP che prevede la ricerca scientifica in parallelo ai restauri.

La Schola Armaturarum è frutto degli epici scavi di Vittorio Spinazzola tra il 1915 e il 1916. Le indagini archeologiche attuali hanno fatto scoprire gli ambienti retrostanti e i recipienti che vi erano custoditi (anfore e dolia) contenenti olio, vino pregiato e salse di pesce provenienti dall’area Mediterraneo (Creta, Africa, Sicilia, Spagna). Si tratta di specialità alimentari dell’Impero romano alla base dei cibi preparati per i banchetti gourmet, in linea con i canoni della dieta mediterranea. Osanna ha annunciato nuovi sistemi di messa in sicurezza degli edifici, che hanno abbandonato i canoni di ricostruzione integrale delle pareti e della copertura del 900’ allo scopo di ricreare i volumi originari. Gli attuali interventi hanno visto all’opera maestranze interne (formula che si intende riproporre “alla maniera antica” nella futura manutenzione ordinaria) nella copertura temporanea e restauro di superfici dipinte e delle pareti interne. E’ stato ripristinato l’apparato figurativo col trattamento della tecnica del ‘tratteggio’ che consiste nell’accostamento di leggerissimi tratteggi verticali che ripropongono la policromia originale ripristinando l’immagine nell’unità (perduta), consentendo di distinguere da vicino l’intervento di restauro.

«La riapertura della Schola Armaturarum rappresenta un simbolo di riscatto dei risultati raggiunti con il Grande Progetto, e più in generale un segnale di speranza per il futuro del nostro patrimonio culturale - ha dichiarato Osanna -. Da quel crollo avvenuto nel novembre del 2010, si è affermata la consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di conservazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane».

 

«Da metafora dell’incapacità italiana di prendersi cura di un luogo prezioso che appartiene all’intera umanità, la riapertura della Schola Armaturarum rappresenta un simbolo di riscatto per i risultati raggiunti a Pompei con il Grande Progetto, e più in generale un segnale di speranza per il futuro del nostro patrimonio culturale». Il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, celebra con queste parole la riapertura al pubblico della Schola Armaturarum, edificio della città antica crollato nel novembre 2010 e finalmente tornato al suo splendore dopo la campagna di restauro ad opera dei tecnici Ales.

«Da quel crollo avvenuto nel 2010, la cui risonanza mediatica determinò un coro d’indignazione internazionale, si è affermata una nuova consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di conservazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane», ha evidenziato ancora Osanna.

La Schola - la cui funzione nel contesto di duemila anni fa è ancora al vaglio di studi e ricerche - sarà visitiabile tutti i giovedì a gruppi contingentati di persone, alle quali saranno gli stessi restauratori ad illustrare le bellezze della struttura, in particolare i dipinti presenti sulle pareti, alcuni dei quali portati a nuova vita, altri ricomposti in laboratorio con i frammenti ritrovati sul posto.

La riapertura della Schola è stata "salutata" anche da una leggera coltre di neve che si è adagiata sugli Scavi durante la mattinata.

(foto Parco Archeologico di Pompei)

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