A cura della Redazione

La direzione del Parco Archeologico di Pompei ha replicato con argomentazioni dettagliate alla Corte dei Conti Europea chiedendole di rivedere le proprie osservazioni sulla base delle comunicazioni già intercorse, rettificando pubblicamente le critiche espresse anche perché le considerazioni e valutazioni a riguardo, diffuse dai media, recano un grave ed ingiustificato danno d’immagine al Parco Archeologico di Pompei e tutta l’Italia (politica, turistica e culturale).  

Il direttore generale Osanna e i suoi collaboratori, nella missiva indirizzata a riguardo al massimo organo di controllo dell’Unione Europea, ha espresso il rammarico per un episodio che ha messo in cattiva luce il grande impegno e gli sforzi compiuti negli ultimi anni nella messa in sicurezza del sito di Pompei, con risultati che in precedenti occasioni sono stati apprezzati. A tale riguardo è stata inviata una seconda (più dettagliata) relazione alla Corte dei Conti Europea, contrastando il rilievo per cui nella Casa dell'Efebo a Pompei sarebbe stata ravvisata “scarsa attenzione prestata agli aspetti culturali dei siti europei”,

Le osservazioni del Parco, a riguardo, contrastano le ipotesi formulate sui danni al triclinio della Casa dell’Efebo perché la teca in policarbonato a protezione delle sue pitture ad affresco, che nella relazione della Corte si asserisce non essere stata collocata tempestivamente creando così motivo di danno. La Direzione del Parco Archeologico di Pompei ha precisato a riguardo che la copertura in policarbonato non rientrava nel progetto realizzato con fondi europei.

Inoltre, il restauro della domus dell’Efebo è stata oggetto di  due interventi: Il primo architettonico strutturale nel 2012 con fondi ordinari che prevedeva, per i paramenti decorati del triclinio estivo, la ricostruzione della struttura della copertura, in ferro del dopoguerra, con una pergola in legno marino ricoperta di lastre in policarbonato parallelamente all’eliminazione delle vetrate che inglobavano i letti in muratura affrescati, da sostituire con protezioni in policarbonato. Col secondo restauro degli apparati decorativi pittorici e pavimentali avviato nel 2015, nell’ambito del Grande progetto Pompei è stato ritenuto opportuno lasciare libere le superfici del triclinio, e non installare la teca (realizzata nel 2012 con fondi ordinari) per evitare la  formazione  tra  le lastre   e i  letti  in muratura  di  uno strato   di   condensa che avrebbe potuto “attaccare”  la pellicola pittorica dell’affresco. Inoltre sono state considerate sufficienti la presenza di una nuova copertura in legno e lastre in policarbonato a presidio alle acque piovane insieme al costante monitoraggio manutentivo dei restauratori dell’Ales. Solo il grande afflusso successivo di visitatori negli scavi di Pompei (e nella Domus di Efebo) ha consigliato la maggiore prudenza di applicare le lastre in policarbonato a protezione delle superfici dipinte.