A cura della Redazione

“Sembra quasi una magia!”, esclamò la renna Sven alla visione di quel mondo fino a poco fa pieno di colori e vita, ricoperto ora dal bianco freddo della neve. Il paesaggio imbiancato è l’ambientazione perfetta per il racconto di un’anima alla ricerca del vero amore. Ma di questa storia ne parleremo più avanti. Ammettiamolo, non sono pochi, perfino il vostro affezionatissimo che vi scrive, ad aver reagito in questo modo. La neve, per chi non ci convive spesso ed al netto dei disagi che può comportare, è sempre un evento speciale. Non si può fare a meno di accorrere, creare pupazzi, e la frenesia della gioia ti fa dimenticare il freddo che intirizzisce gli arti, ma che scalda ulteriormente il cuore. Posso raccontarvi una storia simile, c’è chi da tutto questo ne ha ricavato un insegnamento, ma preferisco invitarvi a teatro.

Non deve essere stato facile, per la principessa Anna, affrontare da grande ciò che da piccina la divertiva di più, giocare con la neve ed il ghiaccio insieme a sua sorella Elsa, in fuga da un freddo che la tormenterà in ogni suo passo, impedendole ogni tentativo di ritorno. Ma quando il tuo cuore ti blocca i movimenti sarà l’amore a venirti a cercare sempre, con i caldi abbracci di chi ti sta intorno, anche di chi all’apparenza può sembrare inadatto. “Frozen - Cuore di ghiaccio”, nuova creatura del giovane regista Angelo Pepe, liberamente ispirata al più che noto cartone animato della Disney, arriva in teatro in due appuntamenti, il 3 e 4 gennaio, al Politeama di Torre Annunziata.

La Compagnia Lunaria, dopo i successi ottenuti con “Rocky Horror” e “Qualcuno di troppo”, torna a calcare le scene con la storia delle due nobili sorelle. Ne abbiamo parlato con il regista stesso, che ci svela sogni e significato di questa sua scelta, oltre al raffronto con le rappresentazioni precedenti. «La scelta è stata a lungo ponderata, da due anni avevo questa idea - esordisce Pepe - poi mi sono deciso perché ho incontrato persone che pian piano mi hanno sorretto e dato fiducia, anche se è impossibile reggere il confronto con il musical di Broadway, nonostante ci catapulti in quella magia. Dopo “Rocky Horror”, spettacolo non molto conosciuto ma per un pubblico particolare, e “Qualcuno di troppo”, sitcom ideata da me, volevo portare in scena qualcosa che si aprisse alla magia ed ispirata alla Disney, mia grande passione ed amore da sempre».

Tre spettacoli, tre generi diversi, per dare l’idea di maggior varietà. «La poliedricità della Compagnia è molto importante, l’obiettivo è creare attorno a noi un pubblico variegato, non vogliamo essere etichettati, possiamo interpretare drammi, musical e commedie - spiega ancora il regista -. La differenziazione può fare bene anche al gruppo: la commedia, ad esempio, è più leggera ed una varietà di generi può dare stimoli diversi anche agli stessi membri della Compagnia». Uno spettacolo che chiaramente esalta il valore della famiglia, e su questo il giovane regista ha le idee chiare: «Gli insegnamenti  trasmessi in questo racconto sono tanti ma derivano anche dai proverbi popolari. Quello fondamentale, in cui io credo tanto, è il valore della famiglia: è vero, puoi trovare un uomo o una donna che sia il tuo vero amore, ma le persone che ti sono accanto da sempre sono coloro che veramente ti amano e per cui faresti di tutto. La storia di queste due sorelle che fra altri e bassi continuano ad amarsi mi ha fatto commuovere fin dall’inizio, un valore che dovevo e volevo portare in scena».

Concezione di famiglia che non si discosta poi tanto dal legame con gli attori: «Considerando il gran numero di persone, i sogni e le aspirazioni sono tanti e diversi. Il mio obiettivo però è crescere ed emozionarmi con loro ed il pubblico, far capire quanto sia bello questo mestiere e quanto sia una gioia per noi anche macinare chilometri per radunarci alle prove - dice ancora Pepe -. Spero che sia sempre così anche perché la Compagnia è essa stessa una famiglia, e mi ritengo fortunato ad avere accanto tante persone che corrono nella stessa direzione. Sui progetti futuri non mi va di parlarne, ci sono ma dobbiamo ancora ponderarli e scegliere bene, ancora una volta diversi da Frozen».

Un gruppo unito da ringraziare, oltre ad un grazie speciale: «Dovrei nominare tante persone, preferisco ringraziare genericamente per non fare troppi nomi, quindi il mio pensiero va a tutti coloro hanno appoggiato il progetto, tutti i ragazzi che fanno parte del cast tecnico ed in particolare Carlo Civale, che mi sostiene e mi asseconda sempre in queste follie».

Nel freddo di questi giorni, il teatro può essere un rimedio. Per ritrovare l’entusiasmo e lo stupore della fanciullezza, o forse per scoprire che questo spirito non è mai andato perduto e che andrà avanti con il tempo: Frozen, infatti, parteciperà anche al Premio Città di Torre Annunziata - rassegna dedicata al teatro amatoriale - andando in scena il 29 marzo sempre al Politeama, e sarà un’altra occasione per rivivere la storia di Elsa, Anna e tutto il regno di Arendelle, coperto di neve e ghiaccio. Ma il ghiaccio non porta via la vita, al massimo la conserva, in attesa del momento giusto. Sulla neve si può scrivere, come sulle bianche pagine di un quaderno, si può tracciare un nuovo percorso, per poi sorgere di nuovo all’alba.

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