A cura della Redazione
Lavoro e legalità, legalità e lavoro: più che un programma sembra una litania, una di quelle invocazioni verso l’ultraterreno che tutti noi ripetiamo da anni, mentre intorno il mondo crolla. Parlo del piccolo universo torrese, dove le promesse valgono meno delle illusioni. Ricordate i proclami all’atto della costituzione della Tess? Avrebbe portato lavoro attraverso la legalità, fu ripetuto fino alla noia. Oggi la scoperta che quegli insediamenti, comunque ben accetti, non hanno generato nuova occupazione. Non potevamo riciclarci improvvisamente in popolo di costruttori di barche dopo aver mortificato ogni tradizione artigianale, soprattutto dopo non aver mai dato impulso a nessuna attività collegata al nostro porto. L’arrivo dei cantieri rappresenta un po’ l’anno zero, il punto di ripartenza verso un futuro che va comunque guidato, indirizzato, protetto. Più o meno quello che si prova a fare ora, sperando che non sia troppo tardi. I numeri hanno svelato quello che tutti sospettavamo: la percentuale di nuovi innesti è minima. Soprattutto è finito il tempo degli eserciti di maestranze ai quali eravamo abituati negli anni della riconversione industriale. Questa corsa contro il tempo è un’altra delle nostre maledizioni, siamo sempre in ritardo, se qualcosa non funziona ce ne accorgiamo sempre dopo. E’ stato così, storicamente, per il passato: senza invadere luoghi comuni troppo frequentati, fu così che perdemmo il primato dell’industria della pasta. Eravamo maestri in quell’arte, oggi faticheremmo a trovare manodopera specializzata se per incanto quel passato potesse materializzarsi. Ora si materializzano altri incubi, anzi con questi incubi conviviamo con rassegnazione da decenni. E’ l’altro elemento del binomio: la legalità. Indissolubilmente legato al primo: senza lavoro prospera l’illegalità, la riserva per i disperati, il rifugio per chi pensa che la legge della sopraffazione sia l’unica possibile. Aspettando il sindaco-sceriffo (ammesso che arrivi mai), ogni patto che rafforzi il potere dello Stato sull’Antistato va salutato come un’occasione nuova di progresso. Sono troppo frequenti le manifestazioni di intolleranza nei confronti di chi rappresenta sul territorio l’Autorità, il Potere costituito. Questione di educazione, verrebbe da dire. E sull’educazione siamo ancora indietro, molto indietro. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT