A cura della Redazione
Ridotti a terra di conquista Torre Annunziata? Assente. In Parlamento e in tutti i Palazzi della politica non c’è nessuno a rappresentarci e nessuno ci sarà dopo le prossime elezioni. Siamo considerati meno che marginali, oltre la periferia del mondo dei candidati. Donne, volti nuovi o restaurati: possibile che non riusciamo a esprimere un solo soggetto da presentare all’esame del voto popolare? La formazione delle liste non risponde a criteri oggettivi, è affidata tutta al potere centrale. Così è per i due schieramenti che si contenderanno la guida del paese, così è (quasi per emulazione) anche per i piccoli partiti, perfino per quelli destinati a tentare l’impresa disperata. E dal centro nessuno guarda a Torre Annunziata, nessuno pensa che qui possa esistere una forza intellettuale recuperabile alla causa comune, un’energia da convogliare verso un obiettivo politicamente e socialmente sensibile. Potrebbe essere il punto di partenza per un esame collettivo di coscienza: perché ciò accade ormai sistematicamente? Che cosa è cambiato dall’epoca in cui, soprattutto a sinistra, la Scuola Politica torrese produceva dirigenti destinati poi a diventare deputati e senatori? Non c’è nessuna concessione alla nostalgia, al rimpianto per i tempi che furono. Solo constatazione di una realtà che ci nega ogni forma di rappresentanza. Accade nella politica e basta: continuiamo a esportare scrittori (e soprattutto scrittrici), artisti, ricercatori, artigiani raffinati, perfino pugili. Insomma belle teste e sapienti mani, nessun personaggio politico, però. Eppure non credo che qui ci siano gli scarti, inutile far nomi, ma proporre di eleggere uno di noi sarebbe un atto quasi dovuto. Invece ci hanno ridotto a terra di conquista, a serbatoio di voti destinati ad alimentare spesso progetti che ci escludono. Sull’iniquità di questa legge elettorale ormai sono d’accordo tutti; se c’è una certezza è questa: sarà l’ultima volta che andremo a votare con queste regole. Poi, forse, ci restituiranno il piacere della scelta. Dall’altra parte dell’oceano sono i giorni delle Primarie, della designazione dei candidati da contrapporre a novembre nella corsa alla Casa Bianca: un esempio di democrazia già imitato dalla nostra politica. Possibile che il modello non sia applicabile anche alle selezioni per i posti alla base della piramide? Sarebbe un significativo riconoscimento per le ambizioni dei singoli, sarebbe anche un primo test di popolarità per gli aspiranti candidati. Sfido chiunque ad ammettere di conoscere la storia personale dei primi dieci nomi che verranno inseriti nelle varie liste. Li voteremo a scatola chiusa, per atto di fede più che di ragione. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. La conclusione di questo ragionamento dovrebbe essere: basta, non li votiamo. Invece no, la diserzione delle urne più che una protesta è una fuga. Noi abbiamo bisogno di risposte, di qualcuno che ci ascolti. Proviamo a incalzarli questi candidati, proviamo a chieder loro che cosa sanno di noi, smascheriamo i bluff, cerchiamo di farli venire dalla nostra parte. Solo così dimostreremo che il nostro voto almeno un po’ conta. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT