A cura della Redazione
Prima il voto e poi il conto Andiamo a votare e poi presentiamo il conto. A chi ha raccontato che cambierà il mondo, a chi ha promesso che proverà a realizzare il miracolo di restituire credibilità allo Stato, a chi si è detto certo che la nostra condizione non è irreversibile, a chi ha garantito che combatterà tutte le mafie, a chi è sicuro di renderci più ricchi e anche a chi ha assicurato che lotterà contro ogni forma di precariato: il colore non conta, occorre che chi vinca rispetti il programma e faccia di tutto per attuarlo. Abbiamo ascoltato tutti e di tutto, molti di voi si sono accalorati come tifosi, puntando più sui difetti dell’avversario che sui pregi del proprio candidato. E questo dimostra che il livello dello scontro non è stato poi così elevato. Soprattutto dimostra l’insopportabile contraddizione tra il duello personale che si combatte al vertice e l’anonimato assoluto della corsa per i posti da deputato e da senatore. La classifica è già pronta, il numero degli eletti dipende dalle fortune del Grande Leader. Noi restiamo assolutamente impotenti, ridotti quasi al ruolo di spettatori. Eppure confermo che la diserzione dell’urna sarebbe rimedio peggiore del male. Ho letto dei comitati in azione a Boscoreale: la protesta avrebbe un senso solo se fosse totale, se un paese intero rifiutasse di partecipare alle votazioni. Ma questa è un’ipotesi di scuola, verificabile forse in un minuscolo paesino, non nei nostri confusi agglomerati metropolitani. Sarebbe una rinuncia senza senso e soprattutto senza frutti. Chi sarà eletto considererà irrilevante lo sciopero del voto, chi risulterà sconfitto potrà solo recriminare, ma non avrà altro strumento che quello dell’opposizione. Utilissimo per la democrazia, ma purtroppo senza effetti pratici. Invece a noi occorrono risultati concreti, ci occorrono per sopravvivere, per non essere ancora costretti alle migrazioni di massa, per non cedere all’Antistato il controllo del territorio. Poco importa chi riuscirà a garantire questo. Il tour delle ultime settimane a qualcosa potrebbe essere servito: a mostrare la stanchezza di una parte dell’Italia (e Torre Annunziata ne è testimone esemplare). A questa Italia occorre dare risposte concrete, render conto dei voti ricevuti e anche di quelli negati. Sarà il compito dei vincitori, di chi per cinque anni sarà chiamato a governarci, di chi dovrà restituirci (e questa è una pretesa) il diritto di scegliere tutti i nostri rappresentanti e non solo tra i Duellanti. Possiamo gridare tutto questo con il voto? Io credo di sì. MASSIMO CORCIONE DIR. SKY SPORT