A cura della Redazione
Pittoni, quante domande Abbiamo davvero toccato il fondo? Oppure la discesa verso l’abisso della ragione proseguirà ancora? Lo Stato, dopo la straordinaria prova di forza esibita nell’ultima settimana, sarà ancora presente per imporre il primato sull’Antistato, oppure retrocederà come spesso è accaduto nel passato recente e remoto? Troveremo finalmente la forza per risalire? Quante domande, otto giorni dopo la Grande Vergogna, la missione omicida in un ufficio postale di Pagani. Dalle risposte dipenderà il nostro futuro di cittadini torresi. Ci siamo sentiti un po’ tutti colpevoli per la vita di quel ragazzo sardo, recisa a 33 anni, dalla furia di un disgraziato armato di una pistola maneggiata come un giocattolo. Il tenente Marco Pittoni lo abbiamo idealmente adottato quando era ormai troppo tardi, quando tutta Italia ha saputo che ad ucciderlo era stata una banda di Torre Annunziata, città rappresentata in tutta la sua disperazione nelle immagini dei telegiornali, nelle descrizioni degli inviati piovuti da ogni parte, nelle testimonianze raccolte tra la gente comune, che poi tanto comune non è, visto che sopporta da anni la convivenza con chi giorno dopo giorno la soffoca. Il Sindaco ha presentato le scuse di Torre, un gesto doveroso, una difesa appassionata di chi nulla ha da spartire con i clan, ma che non cancella le colpe di tutti noi. L’ho scritto su Torresette.it il giorno dopo l’assassinio del carabiniere, lo ripeto ora: ad ammazzare Marco Pittoni è stato uno di noi, uno cresciuto (male, malissimo) nelle nostre strade, cominciando a violare le norme più elementari di convivenza, proprio come succede alla maggioranza dei suoi coetanei, fino alla Regola fondamentale: non uccidere. L’impressione è che di fondamentale non ci sia più nulla nella scala dei valori di un tipo così, di chi sceglie di sparare per imporre la propria prepotenza. La scena consumata alle Poste di Pagani avrebbe potuto far parte del campionario dell’orrore proposto da Gomorra, un orrore autentico che viviamo quotidianamente. Che ci siamo stancati di vivere, a giudicare dalla sincerità dei messaggi affissi sul nostro Muro. Avete inviato appelli accorati, la stessa militarizzazione della città è stata salutata come un sacrificio auspicabile, anche se non appare come una soluzione praticabile. Questione di uomini, quelli che mancano alle forze che dovrebbero combattere il Male: eppure i rinforzi promessi, la nuova sede del comando dei carabinieri, il presidio di una parte di Torre consegnata al nemico sono diventate urgenze indifferibili da portare all’attenzione generale. Saviano, con il suo libro e con il film che ne è stato tratto, ha fatto diventare l’emergenza casalese un caso nazionale. Torre Annunziata sta anche peggio: che qualcuno, là a Roma, se ne accorga finalmente. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT