A cura della Redazione
Siamo oltre la fine della politica e dell’antipolitica. Basta alzare lo sguardo sul muro di Torresette per correre il rischio di depressione. Anche se vivi ottocento chilometri più a nord. E’ una condizione che aggrava il senso di impotenza, non lo attenua. Nel partito delle novità va in scena il gioco più vecchio del mondo: siamo alla guerra peggiore, quella non dichiarata. I ricorsi, le autosospensioni, le accuse e le difese lanciate via mail sono segnali di un malessere che minaccia di contagiare anche l’attività amministrativa, l’unica forma di attività che interessi davvero tutti i cittadini. L’altro, il peggio, non conta, è esibizione di debolezza e non di forza per tutti. Al di là di destra e sinistra, di correnti che producono più danni di un tifone, è questo il risultato dell’ultima prestazione di una litigiosità che concede poche speranze. Non sono un catastrofista, conservo un ottimismo su Torre Annunziata che molti di voi probabilmente definiscono esagerato, ma l’immagine che mi arriva da Torre è appannata dall’afa di questi giorni. Si vede poco e male, si scorgono ex amici che si danno battaglia, ma non si riesce a capire in nome di quale ideale. Alla fine è solo un gioco di tessere, proprio come accadeva trenta anni fa, secondo una logica che tutti contestavamo, che tutti avremmo voluto cancellare per sempre. C’è un malato grave, gravissimo, e intorno coloro che per volontà popolare sono stati chiamati a guarirlo neppure si accorgono delle sofferenze. In poche settimane tutto dimenticato: è finito l’assedio seguito all’assassinio del tenente Pittoni, quel moto di indignazione che aveva preso tutti s’è spento lentamente, s’è esaurito anche il tiro al vigile, esercizio un po’ demagogico che aveva prodotto solo una ulteriore delegittimazione dell’Autorità. L’effetto peggiore che si potesse provocare in una città senza legge, dove pure una elezione non ufficiale viene contestata per manipolazioni sospette. Nel frattempo gli altri corrono, sviluppano idee, le realizzano, spesso facendo gioco di squadra tra chi governa e chi dovrebbe fare solo opposizione. Altrove, ma non a Torre. Qui litighiamo e basta. Di solito le guerre hanno un vincitore e uno sconfitto. Noi usciamo tutti sconfitti. E pure con un sottile, perverso piacere per una autodistruzione che non potrà continuare a lungo. Da distruggere è rimasto davvero poco. MASSIMO CORCIONE DIR. SKY SPORT