A cura della Redazione
Il nostro viaggio a marcia indietro C’è un primato di cui non andare assolutamente fieri: la Campania è prima per distacco nel campionato della non spesa. Non è una classifica virtuosa, si tratta di fondi europei stanziati e non investiti: in poche parole è la classifica delle occasioni perdute. Un miliardo e seicentomila euro è la cifra tenuta sotto la mattonella regionale senza che produca interessi e soprattutto senza che produca sviluppo. La fonte è il Giornale, mai troppo tenero con il Sud, ma assolutamente affidabile come fonte. Ha suggerito anche il paragone per rendere l’idea: con tanti soldi si sarebbero potuti costruire cinque stadi come quello che ha ospitato l’Olimpiade di Pechino. In giorni dominati qui a Torre dalle polemiche sullo stadio che rischia di non riaprire o di riaprire dimezzato nella capienza, l’equazione non può che accrescere la nostra rabbia di cittadini. Quella cifra non si riesce proprio a metabolizzare: tremiladuecento miliardi di lire, il vecchio cambio serve a meglio definire la dimensione dell’inefficienza che blocca pure i nostri sogni. Se proverete a cercare il colpevole di questa inattività, sprecherete fatica: l’investigazione si fermerebbe nel file di qualche computer bloccato da chi sa quale resistenza burocratica. Basta un parere negativo per neutralizzare un progetto, per far diventare vano un tentativo di cambiamento, anche quello mosso dai più nobili intenti. Chiedete pure al Sindaco Starita per conferma: quante volte si sarà trovato schiacciato sul muro del rinvio? Salvo poi scoprire che nel Paese degli Sprechi si finanziano più facilmente i sogni impossibili che le opere praticabili: più semplice puntare su dodici aspiranti registi da qualificare in un supercorso senza prospettive concrete che tentare di trasformare una terra dimenticata come la nostra in una realtà di nuovo viva. Siamo governati dal Governo meno meridionale della storia della Repubblica, ma anche noi ci impegniamo molto per finire sbattuti dietro la lavagna, come i più cattivi della classe. Con una vocazione naturale a subire, tutto da tutti. Il 31 dicembre è il termine ultimo per sfruttare questi fondi, altrimenti saranno ritirati, torneranno nelle casse della Comunità, pronti a essere sfruttati da Paesi più veloci. Sarà capitato a molti di voi di trascorrere qualche giorno di vacanza in Spagna o in Grecia, tanto per citare le mete estere più frequentate dall’italiano in estate. Avrete certamente notato quelle targhe in ottone che ornano passeggiate lungomare appena approntate là dove prima c’era a mala pena un sentiero di sabbia. C’è scritto: opera realizzata con i fondi europei. Graziose anticipazioni che hanno reso quei luoghi più ospitali. Noi siamo fermi alla citazione di Goethe nel suo Viaggio in Italia: “Tutti … erano felici d’abitare in quei luoghi”. Certo, ci inorgoglisce leggere che qui, a Torre Annunziata, incontrò gente che non avrebbe saputo vivere altrove, ma nel frattempo gli altri sono andati avanti. E noi viaggiamo a marcia indietro. Un’altra specialità in cui battiamo chiunque. MASSIMO CORCIONE