A cura della Redazione
Siamo tutti figli della Voce. Cresciuti, quasi allevati in quella colonia delle speranze, delle illusioni, delle aspirazioni che da quarant’anni racconta Torre Annunziata. Io non so se sia mai stato fatto il censimento delle firme che si sono succedute sulle pagine della Voce della Provincia in quasi mezzo secolo. Ne uscirebbe un numero impressionante, da riempire una piazza. Aspiranti giornalisti, poeti, scrittori, fotografi, vignettisti: nessuno può dire che gli sia stata negata una chance da Pasquale D’Amelio, torrese d’importazione diventato torrese benemerito. Tenere in piedi un giornale per quarant’anni è un’impresa riuscita a pochi. Nel caso di Torre Annunziata, a nessuno. Essere sempre in edicola nei giorni del colera come in quelli del terremoto non fu facile, come non è mai stato agevole reggere il peso finanziario in una economia povera come la nostra, dove la pubblicità somiglia più a un’elemosina che a un mezzo di promozione della propria attività. In questi sacrifici, sopportati interamente dal direttore-fondatore è racchiuso il segreto delle longevità che anche Torresette celebra, dichiaratamente puntando all’emulazione. Almeno nella durata. E’ stato il diario della nostra immensa comunità. Arriva a raggiungere i torresi in ogni luogo. Ci arriva in maniera tradizionale, senza troppe concessioni alla modernità. E’ rassicurante come un vecchio biscotto della nonna, fatto a mano seconda antica ricetta familiare. Soprattutto quando riporta le belle notizie, quelle di cui si sente maggiormente il bisogno: le conquiste di Torre, i successi dei nostri concittadini, le vittorie del Savoia, purtroppo oggi sempre meno rare. E proprio sul calcio La Voce costruì la propria credibilità. Accadde nel 1970: Pasquale D’Amelio fu il primo a puntare su un ricorso per illecito sportivo contro la Turris, a credere che potesse trasformarsi nello strumento per regalare al Savoia la promozione in serie C. La piccola crociata, combattuta tra lo scetticismo generale, conferì al giovanissimo periodico l’autorevolezza di cui aveva bisogno. La Voce era diventato il giornale di Torre Annunziata. Altrove, nel tempo, si sarebbe trasformato probabilmente in un quotidiano, nella gazzetta della nostra vita. Così come succede in tante cittadine d’Italia. Altrove, ma non a Torre Annunziata. Dove tutto è sempre maledettamente difficile. Figurarsi resistere quarant’anni in piazza. La Voce della Provincia, grazie a Pasquale D’Amelio, ci è riuscita. Noi di Torresette ci stiamo provando da cinque anni, guardando alla concorrenza senza invidia, con ammirazione. In fondo siamo tutti figli della Voce. MASSIMO CORCIONE