A cura della Redazione
Lo confesso subito: la politica mi piace poco, spesso è esercizio del potere, ancor più spesso è esercizio del potere di veto. Insomma si parla più per bloccare le iniziative che per favorirle. E intanto il tempo passa e i progetti evaporano: la vicenda del prolungamento di via dei Mille è solo l’ultimo caso di occasione persa. Altri progetti incombono, leggerete i dettagli su questo numero di TorreSette, ma il rischio che tutto si dilati oltre ogni ragionevole aspettativa è tutt’altro che remoto. Eppure di tempo non ne abbiamo molto, la transizione dall’illegalità diffusa alla legalità dominante deve essere gestita con saggezza, ma in fretta. Bisogna impedire all’esercito del male di riorganizzarsi, di attingere nuovamente nelle fasce più deboli, di reclutare i ragazzini distogliendoli da altri interessi e altri valori. Abbiamo insieme la possibilità di ridisegnare la città e di offrire un po’ di lavoro. Non sprechiamola. Invece percepisco, pur da lontano, voglia di polemica, desiderio di rimarcare le divisioni quando l’eccezionalità del momento richiederebbe di superarle, o almeno di accantonarle. Io torno sempre al peccato originale, alla designazione del candidato sindaco. Da quando la nuova legge sull’elezione diretta è andata in vigore, a Torre Annunziata abbiamo sempre avuto vincitori con percentuali larghissime, poi puntualmente, qualche mese dopo il voto popolare, quell’ampia maggioranza si è come sgretolata. Fino a giungere alla chiusura anticipata dell’avventura per la Giunta Monaco. Ora i segnali, per l’amministrazione Starita, tornano a farsi preoccupanti. Dalla sua stessa parte vengono lanciati messaggi chiari: ho letto richieste di rimpasto, volontà di verifiche, aperture di tavoli. Sono espressioni mutuate dal politichese che denunciano una voglia di cambiare neppure tanto nascosta. Io non so quanto possa essere utile oggi un cambiamento, mi pare la negazione stessa dello spirito della scelta popolare che ha investito Giosuè Starita della responsabilità di governo. Ma le mie sono impressioni di chi vive lontano sognando un’accelerazione, non un rallentamento nella marcia che Torre Annunziata ha intrapreso verso la normalità. Quel traguardo è ancora lontano, e noi camminiamo ancora troppo piano. Per favore, non fermiamoci proprio ora. MASSIMO CORCIONE