A cura della Redazione
Hanno colpito ancora, stavolta è toccato a un nostro vicino di casa, un consigliere comunale di Castellammare, un eletto dal popolo. Fingere che nulla sia accaduto, credere che la vicenda ci tocchi solo come un evento di cronaca nera cui assistere da spettatori, sarebbe la soluzione peggiore. Gino Tommasino, ammazzato nella maniera più brutale sotto gli occhi del figlio tredicenne, non è solo l’ultima vittima della camorra. Il suo delitto è un avvertimento a tutti noi: la lotta non è stata vinta, anzi siamo ancora lontani da un’ipotesi di vittoria. Chi sa quando (e se) conosceremo lo scenario nel quale quell’atroce esecuzione è maturata, per ora resta negli occhi la dinamica dell’azione; in pieno centro, quasi a riaffermare il senso di impunità che stavamo rimuovendo. Almeno noi, qui a Torre Annunziata, stiamo vivendo un momento inedito: le forze dell’ordine impongono sempre più spesso la legge dello Stato, riaffermando un primato che per decenni è stato negato. A Castellammare, invece, è riapparso l’antiStato con la sua legge che non concede sconti neppure a un minimo di umanità. L’Amministrazione torrese ha stabilito delle priorità per il rilancio della città, ha posto la riscoperto del mare e della nostra vocazione marina in testa all’ultimo progetto di ridisegnare un territorio devastato dall’incuria, dall’immobilismo, dai troppi vincoli che impediscono qualsiasi azione. Ma in testa a questa classifica delle cose da fare resta la solita battaglia, contro chi impedisce ogni forma di sviluppo, contro chi crede che l’unico business sia il malaffare, contro chi ha ridotto le nostre zone (non solo Torre Annunziata, ma soprattutto Torre Annunziata) ad arida zona di frontiera, un deserto dove fatica a ricrescere la vita. Ecco perché quanto è accaduto a Castellammare non deve passare sotto silenzio, i pochi chilometri di distanza non attenuano l’eco di quell’avvertimento camorristico. Resistere non basta, occorre agire, riconquistando la fiducia popolare, il consenso che spesso ha circondato il nemico, consentendo il reclutamento di un esercito che oggi lo Stato sta tentando di costringere alla resa. Ecco perché continuo a ritenere che le guerre intestine alla politica in questa fase non sono produttive, rappresentano un freno tirato proprio mente occorre un colpo d’acceleratore per recuperare terreno, per riprendere la scalata. Il rumore sordo dei colpi sparati a Gino Tommasino ancora rimbomba nelle nostre orecchie. MASSIMO CORCIONE