A cura della Redazione
Che la guerra sarebbe stata lunga lo sapevamo tutti, come pure nessuno aveva mai immaginato che la resa sarebbe stata indolore, ma la storia seriale delle rapine al supermercato Pettorino è davvero il segno più evidente che la battaglia non è finita. Quelle visite sistematiche, compiute mentre la città è comunque presidiata dalle forze dell’ordine, hanno il senso della sfida. Magari era anche prevedibile che l’esercito dei disperati provasse a riorganizzarsi, che tentasse di dirottare il proprio malaffare dalla droga ad altre attività criminali, ma non per questo il fenomeno è meno intollerabile. Pensare che si possa utilizzare la cassa di un supermarket come un bancomat azionabile a mano armata (definizione efficace che mutuo dalle cronache) è la negazione di ogni regola di convivenza. Soprattutto impedisce qualsiasi forma di sviluppo: chi mai rischierebbe anche un piccolo capitale in un’impresa commerciale, sapendo che l’incasso è quotidianamente a rischio-rapina? Il pizzo ha lentamente ammazzato la nostra economia cittadina, per anni abbiamo sperato che i salvatori arrivassero da lontano, abbiamo vissuto brevissime stagioni di finto benessere, ora che le risorse sono centellinate corriamo il pericolo di finire strangolati. La voglia di chiudere che i Pettorino hanno sempre più spesso esternato non rappresenta solo il disagio di una famiglia che lavora sulla piazza torrese da mezzo secolo, ma il grido di allarme di una città. Ascolto racconti di paura, l’ipotesi peggiore è che si trasformi in terrore, la condizione meno felice per organizzare una contromossa. Colgo sul nostro Muro moti di indignazione e di rassegnazione, ma l’impressione è che si giri intorno al problema, senza affrontarlo. Leggo di ronde e di presidi: saranno certamente utili, addirittura indispensabili per superare l’ennesima emergenza, ma non saranno la soluzione finale. Come sempre accade, alla repressione (sempre più difficile quando la base dei fuorilegge è tanto vasta) va legata la prevenzione. Scusate se insisto, ma sostituire il modello malavitoso del facile guadagno con un modello virtuoso è operazione che richiede energie massicce e progetti speciali. Carabinieri, poliziotti e finanzieri potranno tamponare la ferita, non guarirla. Insomma, non vogliamo solo sopravvivere, ma vivere bene. Ne abbiamo diritto, conservando la libertà di andare a fare la spesa senza incrociare un bandito con la pistola. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT