A cura della Redazione
Così è, anche se non ci piace. Davanti ai risultati elettorali, la prima tentazione è lasciarsi prendere da una crisi di sconforto. Nessun torrese sarà alla Provincia a rappresentare le nostre istanze, i grandi partiti che hanno polarizzato l’attenzione generale durante la lunga e velenosa campagna non hanno prodotto nessun consigliere. Il collegio ha visto il solito vincitore, espressione soprattutto di Santa Maria La Bruna. Due chilometri di distanza non sono un dettaglio irrilevante: cambiano le esigenze, le necessità di una collettività che ha un’altra storia, un’altra tradizione, e sogna un altro futuro. Così noi restiamo senza voce, ancora una volta. La frantumazione delle candidature si è trasformata in un inutile diritto incrociato di veto, sull’astensionismo di massa ho già detto come la penso: più che a una protesta somiglia a una fuga da una realtà che non si accetta, ma che neppure si prova a cambiare. State pur certi che nessuno verrà a cercarvi, i conti si continueranno a fare tra quelli che si sono scannati per un voto. A meno che gli assenti non si organizzino in movimento d’opinione, dando voce a un dissenso che per ora è solo sommerso. Queste le sensazioni, ma occorre andare avanti, uscire da quella palude nella quale la politica locale s’era bloccata attendendo il responso dell’urna. Riascolteremo la solita litania: tavoli che si aprono, confronti necessari, e anche accuse di tradimenti o rimpianti per alleanze che potevano essere strette. Certo, fa rabbia vedere che accorpando forze omogenee, avremmo potuto portare a casa ben altro risultato. Tutto prevedibile, tutto previsto, ma ormai è davvero inutile ripensare a ciò che non è stato. Il nostro grido di cittadini è sempre lo stesso: fate presto. La città non può attendere, ha bisogno di un governo forte, capace di elaborare progetti e di portarli a termine. Esiste una scala di priorità che non cambia da decenni: lavoro, vivibilità, valorizzazione della vocazione marina. Aggiungerei un altro obiettivo: il recupero dell’entusiasmo di chi ha scelto di restare ai margini, di fare da spettatore brontolone, di abbandonarsi a un insopportabile qualunquismo secondo il quale tutto è ineluttabilmente segnato. Cambiare si può, anzi si deve. E’ anche questione di uomini. Qualcosa le elezioni hanno pur detto: il successo personale riscosso da alcuni candidati vale come espressione di fiducia popolare che va assecondata. Possibile, probabile che si arrivi a un rinnovamento della Giunta, ma la logica non potrà mai essere quella del ricatto. Torre Annunziata ha bisogno di energia vitale, non di chi passa all’incasso con presunte cambiali elettorali. Per il sindaco Starita è il momento delle scelte. Assolutamente vietato sbagliarle. MASSIMO CORCIONE