A cura della Redazione
Il mare è sporco, e si finge di ignorare di chi sia la colpa. Il lavoro non c’è, e l’assenza minaccia di compromettere tutte le operazioni-pulizia che si stanno succedendo negli ultimi mesi. La riforma della finanza pubblica assottiglierà i trasferimenti di denaro pubblico dal centro alla nostra periferia, insomma avremo sempre meno soldi da spendere per ridurre le distanze dall’Altra Italia. Davanti a un quadro tanto desolante, sapete qual è l’ultima proposta per costruire il nostro riscatto di meridionali? Il Partito del Sud: un’idea rivoluzionaria partorita non da chi finora ha subito scelte di altri, ma da chi ha gestito per decenni la cosa pubblica. Quindi non da spettatori che scelgono finalmente di diventare attori, ma da protagonisti che tentano una soluzione estrema per non finire (loro) esclusi da un gioco che a noi comuni cittadini è costato lacrime e sangue. Nord contro Sud sembra una contrapposizione da guerra di secessione, l’esasperazione di una divisione resa ancor più drammatica dalla pessima prova resa dalla classe politica meridionale. La migrazione è tornata su livelli altissimi, chi resta non può reagire erigendo muri che significano isolamento. Il paragone con il fenomeno che portò alla nascita e alla diffusione della Lega Nord negli anni Ottanta non ha fondamento. Quello fu un movimento di protesta nato dal basso, questo nasce come disegno piovuto dall’alto per provare a sfruttare il disamore verso i partiti tradizionali: la differenza non è di poco conto. Il nuovo soggetto ripeterebbe le stesse caratteristiche della vecchia politica, per giunta con gli stessi uomini. Allora, dove sarebbe la novità? Quello che a noi manca è proprio lo spirito d’intraprendenza che porti a una ribellione spontanea verso un modo di far politica che privilegia gli interessi particolari su quelli generali. E Torre Annunziata non fa eccezione. Per quella rivolta abbiamo già un’arma formidabile e democratica: il voto. Troppo spesso l’abbiamo sfruttata male. Noi subiamo, subiamo tutto, con una rassegnazione che costituisce storicamente il nostro limite più penalizzante. Tanto per restare all’esperienza mortificante di questi giorni - il mare dal litorale domizio a Sorrento ridotto a immondezzaio – da quanti anni sopportiamo, fidandoci di tutti, di chiunque ci promette acqua azzurra e acqua chiara? Il guaio maggiore è che le promesse, il più delle volte, sono fatte in assoluta buona fede da chi poi viene sistematicamente tradito dall’inefficienza dell’Apparato. Per combatterla non servono nuovi partiti, soprattutto se nascono già vecchi. MASSIMO CORCIONE