A cura della Redazione
Cose dell’altro mondo. Scrivo nell’alba di Vancouver, mentre la luce quasi timidamente prova a illuminare una città straordinaria. Nel senso letterale: fuori dell’ordinario, collocata all’estremo ovest del continente americano, il posto più lontano da raggiungere anche per chi, disperato, cercava fortuna dall’altra parte della Terra. L’hanno trovata, la fortuna, in tanti, almeno a leggere le insegne sulle strade principali che ho attraversato nelle prime ore di questo mio soggiorno canadese. Nomi e cognomi familiari: Romano, Ciro, Nunzio… Sapete la prima cosa che mi è venuta in mente, girando per Vancouver? Chi sa se esiste una piccola comunità torrese, emigranti della prima o della seconda ora che ancora conservano un legame ancestrale con le proprie origini? Chiedo aiuto a voi, segnalatemi attraverso il sito se c’è qualcuno che abbia voglia di raccontare la propria storia, la propria integrazione in una realtà che non potrebbe essere più diversa dalla nostra. Per collocazione geografica, per mentalità, per storia. Sono qui da poche ore, detesto quelli che sdottorano riferendo quello che hanno letto sulle guide. Una città devi viverla, devi scontrarti con le cose per provare a capirle. La conoscenza può aiutare a emulare o anche a non ripetere errori commessi da altri. E noi siamo assetati di notizie, di racconti, di testimonianze: non cambieranno lo stato attuale delle cose, ma rappresentano sempre un arricchimento. Aspetto un cenno dalla rete. Per ora posso solo riferire la prima impressione: fantastica, peccato solo che manchi la neve, dettaglio che non è trascurabile se sei qui per raccontare l’Olimpiade invernale. S’è diffusa la moda dei Giochi organizzati in metropoli: successe a Torino quattro anni fa, si ripete questa volta a Vancouver che è distesa sull’acqua e non certo sui ghiacci. E’ tutto a portata di elicottero, anche la neve viene trasportata così. Suppliranno alla deficienza con l’organizzazione, almeno così garantiscono. Nell’attesa di verificare l’efficienza canadese, chiudo questa cartolina da Vancouver con un pensiero all’unica realtà che vorrei cambiasse: la nostra. L’insopprimibile tentazione che porta alla lite perenne s’è ripresentata anche in occasione delle candidature per le regionali. Riusciremo ad avere un candidato forte torrese? Oppure continueremo a fare processioni presso finti potenti che fingeranno di ascoltarci per poi abbandonarci al nostro destino? Dall’autolesionismo si può anche guarire. MASSIMO CORCIONE