A cura della Redazione
Tocca a noi, è il momento della scelta: non c’è nulla che incarni l’essenza stessa della democrazia più del voto, il simbolo della partecipazione. Eppure arriviamo a questo appuntamento elettorale quasi con un senso di fastidio. In giro si è sentita ripetere la solita litania sulla lontananza della politica: rassegnazione e pessimismo non portano lontano, tutt’al più consegnano la cosa pubblica nelle mani di chi mai vorremmo come amministratori e l’alibi del non voto non salverà nessuno. La Regione, nell’era del Federalismo, è diventata il luogo centrale della politica, anche fisicamente è il più vicino ai nostri bisogni: avere degli interlocutori attenti e, soprattutto, disposti ad ascoltarci, diventa fondamentale per il futuro di Torre Annunziata. Le nostre emergenze quotidiane proprio lì trovano le prime risposte, quelle che determinano la rotta verso possibili soluzioni. Abbiamo sperimentato sia il distacco che la partecipazione alle nostre pene, atteggiamenti spesso determinati da calcoli che viaggiavano molto al di sopra delle nostre teste. Eppure dobbiamo continuare a crederci, a puntare sugli uomini più che sui partiti: ecco perché il momento della scelta diventa centrale. Forse avremmo dovuto far sentire di più la nostra voce in questa campagna vissuta intorno a uno scontro nazionale che è distante anni luce dalla nostra precarietà. Abbiamo parlato, abbiamo litigato su burocrazia elettorale e sentenze dei tribunali, un campo di battaglia che ha travolto anche i temi locali. Lavoro e sicurezza sono stati gli argomenti più ricorrenti, gli unici che interessino davvero chi pratica qui il difficile mestiere di vivere. Ma – così almeno a me pare da lontano – si è sempre restati in superficie, dichiarazioni di principio certamente sottoscrivibili, ma troppo generiche, quasi frettolose. Come se tutti fossero stati distratti da altro, da disegni più grandi. A noi interessa il particolare, il dettaglio che ci riguarda da vicino, la risposta alle istanze che partono dal basso. La sicurezza lo Stato ha cominciato ad assicurarcela, l’operazione pulizia ha prodotto benefici evidenti. Il lavoro continua a mancare, e l’assenza è di quelle insopportabili e mortificanti. Su questo dobbiamo vigilare: controllare che le promesse, anche le più indirette, vengano poi rispettate. E’ il ruolo dell’elettore che presuppone il primo atto, l’esercizio del diritto di voto. Abdicare equivale a lasciar libero il campo, a rifugiarsi nell’affollatissimo giardino degli eterni scontenti. Quindi, non facciamoci del male: votiamo per chi vogliamo, ma votiamo. E dopo, manteniamo stretta la marcatura, facciamo sentire che ci siamo. Un voto per evitare l’autogol. MASSIMO CORCIONE