A cura della Redazione
Ora che quest’annata sportiva è finita, posso pure gridarlo: il Savoia mi è mancato. Ho vissuto domeniche di assenze: niente radiocronache gracchianti faticosamente captate via internet, annullato il piacere di vedere i gol incastonati nel piccolo riquadro del computer, azzerata la curiosità di leggere il lunedì mattina i resoconti del mio amico Vincenzo Pinto e dei suoi più giovani colleghi. E se il Savoia è mancato a me che vivo Torre Annunziata da lontano, figurarsi a voi, costretti a casa oppure al bar a parlare di Mourinho e Mazzarri, di Leonardo e Ranieri. Il pensiero, che covava da tempo, è esploso domenica sera, quando si è materializzata la notizia che era approdato in serie B il Portogruaro, squadra espressione di una cittadina di 25mila abitanti, una promozione quasi per caso in un girone che vedeva favorite Verona e Pescara, club con precedenti in serie A. Sapete quanti abbonati ha avuto quest’anno il Portogruaro? 192 e meno di mille erano i paganti nell’ultima partita casalinga. Possibile che i miracoli riescano sempre agli altri? Finora il nome del Portogruaro lo avevo sempre associato a giocatori della mia infanzia: erano i tempi di Lello Pagano e dei fratelli Russo, arrivavano a Torre in cambio di stipendi modesti e a fine stagione facevano di tutto per restare da noi. Chi sa se qualcuno di quei reduci ha mai saputo che il Savoia non esiste più? E’ vero che fu la promozione in serie B l’inizio della nostra fine. Eravamo impreparati ad affrontare un mondo troppo grande, ingaggi altissimi e costi insopportabili. Quel che ne discese, con un anno di ritardo, credo che lo ricordino anche le pietre a Torre Annunziata. Nell’anno del centenario abbiamo chiuso bottega, ci siamo ritirati dalla corsa come maratoneti esausti, gettato la spugna come un pugile selvaggiamente picchiato: scegliete voi la metafora che preferite. Resta la dura realtà di un marchio che non esiste più. Un silenzio pesantissimo è calato anche sulle prime voci di rinascita, attraverso abbinamenti che non sarebbero stati il massimo della gloria, ma che avrebbero garantito un ritorno nella geografia degli almanacchi. Non c’è molto tempo, come ogni estate si preannuncia un’autentica rivoluzione, tra società indebitate e regole troppo spesso violate. Rientrare nel giro è un’impresa possibile. Nell’attesa, diamoci al volley, c’è un’altra serie B da conquistare per l’Oplonti: un piccolo miracolo torrese che ci farà sentire meno lontani da… Portogruaro. MASSIMO CORCIONE