A cura della Redazione
Azzerata. Più o meno come sbarrare con un solo segno di pennarello tre anni di tentativi spesso frustrati, di speranze tradite, di fatica comunque spesa a vuoto. Il destino della giunta Starita ci riporta indietro nel tempo: non mi addentro nelle polemiche, nelle divisioni che hanno portato alla richiesta di azzeramento, quelle mi risultano sempre incomprensibili davanti alla situazione drammatica che la città vive. Abbiamo assistito per mesi a una danza di consiglieri che passavano da una parte all’altra come si usava una volta nelle quadriglie, il ballo delle nostre nonne. Siamo restati fermi lì, altro che seconda repubblica con la tentazione di arrivare alla terza. Siamo alle correnti carbonare, agli incontri segreti e al trasformismo puro. Da dove si ripartirà? I tempi saranno brevi, assicurano tutti, c’è un bilancio da approvare, le lunghe attese sono inconciliabili con le urgenze cui attendere. Pare scontato anche il ritorno allo schieramento iniziale, quello che produsse l’elezione di Starita a sindaco. Sono cambiati molti uomini in quella coalizione, ma per tutti sembra un dettaglio trascurabile. Contano le sigle, ancor più delle bandiere. E neppure quelle bastano: sulla carta il centrosinistra potrebbe disporre di 21 voti, la maggioranza è garantita con 16. E invece, se si votasse oggi un qualsiasi provvedimento ordinario, quelli a favore sarebbero 11. Quasi un gioco di prestigio che rende la politica ancor meno comprensibile. Nei giorni del terremoto dell’80 Il Mattino propose un titolo che somigliava a un grido disperato di aiuto: FATE PRESTO, messo a tutta pagina, accanto a una foto cruda che testimoniava il momento drammatico. Andy Warhol, il profeta della pop art, ne fece un’opera che è diventata un manifesto. Adottiamolo anche noi a Torre Annunziata, la lotta contro il tempo la stiamo regolarmente perdendo da anni. Gli altri vanno avanti, noi indietro. Giosuè Starita ha garantito che lui la giunta la presenterà nei primi giorni della prossima settimana, comunque vadano gli incontri di questi giorni. L’apertura di credito resta, accompagnata da una fortissima richiesta: allestisca la formazione migliore, senza finire intruppato nelle logiche delle spartizioni di seggiole e poltrone. Finora è stato come correre con una perenne zavorra. Il peso l’ha costretto a fermare tutto, almeno per qualche giorno. Ma se qualcosa nel dialogo difficile all’interno del centrosinistra non dovesse funzionare, allora è meglio fermarsi tutti, subito. Altrimenti saremo tutti perduti. MASSIMO CORCIONE