A cura della Redazione
In giro c’è troppa rassegnazione, prevale sempre il convincimento diffuso che nulla possa cambiare, che la colpa sia sempre di un altro: del sindaco che cambia la Giunta, dei politici locali che lo assecondano o lo combattono, di chi se ne frega dell’interesse pubblico e pensa solo al personale. Insomma si assiste a una continua auto-assoluzione, come se tutti noi fossimo solo spettatori e gli attori fossero gli altri. Si protesta perché le rampe che dal Corso portano al Porto sono sommerse di rifiuti: ma chi li ha depositati lì, i rifiuti? chi ha accuratamente evitato di seguire la strada segnata della telefonata alla Multiservizi? Noi, siamo noi i proprietari dei quei materassi che sono stati abbandonati in strada, e nord o sud non fa differenza. Siamo noi ad aver incivilmente depositato sul marciapiede mobili, poltrone, lavatrici. Siamo noi che davanti alla novità della raccolta differenziata porta a porta ci arrendiamo davanti al primo disservizio e continuiamo a rifiutare un modello che altrove è stato già metabolizzato e che produce ecologici benefici. Non sono esempi citati a caso, tutti ci siamo imbattuti in queste situazioni, a tutti sarà capitato di specchiarsi in questa realtà. E, dall’alto della nostra supponenza, ci permettiamo pure di criticare chi invece non s’arrende e prova ad applicare sistemi che funzionano dove le emergenze non sono la regola quotidiana. I volontari capeggiati da Oscar Guidone che hanno ripulito Piazza Matteotti, ridotta (da noi) a immondezzaio vanno additati a esempio, non derisi come visionari. Il tempo in cui si aspettava che dall’alto piovesse la manna è finito, o forse non è mai cominciato. Insomma, agiamo senza rassegnarci. E’ vero, siamo fatti così, cioè male. Ma si può cambiare, basta volerlo.