A cura della Redazione
L’indignazione non basta più. Ripeterlo serve a tutti, soprattutto a noi. E’ un esercizio accademico inutile, rimarca solo una debolezza che minaccia fortemente di non farci rialzare. Occorre agire, qualunque cosa si pensi su Torre Annunziata, sui suoi amministratori, su chi per troppi anni ci ha abbandonato al nostro destino. Davanti a tanto immobilismo, servirebbe un superattivismo, ma siamo veloci solo con le mail. La piazza virtuale è un eccezionale strumento di democrazia, per anni abbiamo tenuto tutto dentro: osservazioni, critiche, domande, proteste. Ora possiamo finalmente gridarle, mostrare di non essere spettatori inerti, ma protagonisti attivi, poco disposti a subire senza alcuna reazione. Purtroppo, proprio per via telematica, s’è diffuso un nuovo disfattismo. Contagioso, parte da chi non sopporta niente: le parole in libertà di Grillo, la festa che non c’è o non si vede, il sindaco contestato, la maggioranza che diventa opposizione. Una straordinaria serie di eccessi che hanno valore oggettivo, e che rendono la situazione al limite del collasso. Ma la litania delle lamentazioni è l’antidoto giusto allo sfacelo? Spesso manca la parte costruttiva. Buoni tutti a dire che nulla va come dovrebbe, proporre che cosa fare è più difficile. Ed è di quello che abbiamo bisogno: di un’alternativa, di un pensiero laterale che ci consenta di sostituire la proposta alla critica. Invece l’impressione è che a parlare siano sempre in pochi e che tutti vogliano dare l’idea di essere in tanti. Un caso per tutti: domenica scorsa erano in duemila in tribuna per una partita di coppa Italia di Promozione, più o meno quanti ne collezionano in serie B Portogruaro e Albinoleffe. A dar fiducia al popolo dei blog, ce ne sarebbero dovute stare poche decine, i soli appassionati ad aver accettato la rinascita del Savoia attraverso l’Atletico. Non è stato così, la smentita è stata rumorosa, il modo migliore per celebrare la riapertura dello stadio, altrimenti destinato a diventare un monumento alla memoria del calcio che fu. Come alla memoria della Torre Annunziata che fu siamo tutti troppo legati. Quel tempo non tornerà, meglio attrezzarci per costruircelo un futuro, da noi, senza alcun aiuto. Onoreremo così la nostra storia: quella non ce la toglie nessuno, il domani sarà molto più incerto. Al di là di ogni indignazione. MASSIMO CORCIONE