A cura della Redazione
L’odore è sempre quello insopportabile della monnezza, non accenna a placarsi al di là delle promesse e delle rassicurazioni. Cava Vitiello non aprirà e questa è l’unica certezza, mentre è ancora insoluto l’interrogativo su dove finiranno i nostri rifiuti. E’ avvilente leggere di maratone di 40 ore per cercare di trovare un sito nel quale abbandonare ciò che assolutamente non può restare a marcire né in casa, né sottocasa. Il resto d’Italia ha metabolizzato anche le immagini della vergogna, lo scandalo del giorno è diventato un altro e nessuno pensa più alle mamme vulcaniche e a quelle notti vissute sulla Rotonda trasformata in accampamento di resistenza. Resterà solo il ricordo degli scontri con giustificazioni che nessuno peserà più. La conclusione peggiore di un’emergenza che continua e chi sa quando cesserà. A noi capita sempre così: prime pagine che diventano trafiletti a pagina 24, la precarietà che si trasforma in condizione permanente. E finiamo nel dimenticatoio. E’ accaduto per le grandi lotte per il lavoro degli anni 70: per qualche tempo ci sono rimasti solo gli esempi di architettura industriale, ora stanno crollando anche quelli. La storia s’è ripetuta per le vicende del contrabbando degli anni 80: fu vissuta più come una guerra da guardie e ladri che un problema economico reale. Non sono due esempi a caso, ripescati dalla memoria, ma riproducono la situazione attuale. Chiamiamolo pure ricorso storico, tanto per dare dignità culturale a una questione che è sostanzialmente politica ed economica. Per anni ci abbandonano, trattandoci quasi come una colonia criminale che si autoalimenta con i proventi del crimine, poi, quando finalmente la liberazione è avvenuta, ci si accorge che è stato completamente distrutto il tessuto connettivo che reggeva il mondo legale. Allora, tanto per riprendere il paragone, finì malissimo: tutti i problemi, compreso l’inquinamento della classe dirigente, cominciarono da lì, dalla sottovalutazione del dettaglio che la mancanza di lavoro avrebbe determinato un imbarbarimento della comunità. Il punto più basso è stato nuovamente raggiunto, ma la risalita non è un movimento spontaneo, va sostenuta e stimolata. Basterà la dialettica a supportare il ruolo mal esercitato dal Palazzo Nazionale? Abbiamo mille domande e spesso nessuna risposta. E la puzza non ci fa neppure respirare. Peggio di così… MASSIMO CORCIONE