A cura della Redazione
Altro che letterina a Babbo Natale, bastano semplici segnali di fumo per comunicare il nostro stato attuale e le nostre richieste per l’anno che verrà. Tre sbuffi, per la precisione: S.O.S. Disperato appello perché qualcuno ci aiuti a salvarci. Nessun miracolo torrese, nessun prodigio, ma progetti che ci facciano uscire dalla palude. Di questo abbiamo necessità. Le ultime notizie sono sconfortanti: i rappresentanti dell’associazione che raduna i comuni italiani (ANCI) hanno confermato quello che era giù più di un sospetto, la Zona Franca Urbana è sprofondata, trascinandosi anche parte delle nostre speranze. Sono graditissime eventuali smentite, ma anche l’ultimo Piano per il Sud somiglia sempre più a un miraggio che crea attese poi immediatamente disilluse. Il polo nautico avanza come un vecchio peschereccio più che come un transatlantico com’era stato promesso; le vicissitudini di Pompei Duemila sono variabili quanto il clima a marzo. Le metafore, messe così in serie, servono a rappresentare una situazione che s’involve continuamente, i paragoni aiutano a capire. E l’insoddisfazione monta, come la rabbia e l’esasperazione: il rischio, assolutamente da evitare, è che tutto possa sfociare in violenza, pubblica e privata. Cioè manifestazioni di piazza e prepotente ritorno della microcriminalità. Ciò che è accaduto in settimana a Roma indica come una protesta giusta (o almeno legittima) poi si trasformi in una rivolta. Scene di guerriglia urbana da paese del terzo mondo più che da capitale di uno Stato autocandidatosi a un ruolo di mediatore tra i Potenti della Terra. Ciò che è accaduto invece a Torre, con un negozio completamente svaligiato in pieno centro senza che nessuno abbia lanciato un allarme, testimonia come l’esercito della delinquenza sia sempre pronto ad arruolare nuovi soldati e rinnovare la propria guerra. Ecco, per evitare che ciò accada o si ripeta, esiste un solo sistema: mobilitarci tutti, regalando ciò che di più personale abbiamo, le idee. Frequentando quotidianamente il Muro di Torresette, m’imbatto in mille proposte per disegnare un nuovo futuro della città. Allora, lanciamo ufficialmente una gara, in premio non c’è nessuna vacanza alle Maldive o un vitalizio, ma la possibilità aperta a tutti di provare a modificare una realtà che non piace. Non deve essere una fiera dei sogni impossibili, ma un laboratorio dove le cavie, stanche di subire solo gli esperimenti, scelgono di progettare il proprio avvenire. Se qualche proposta si trasformerà in splendida realtà, sarà un successo per tutti. Il miglior regalo che ci si possa fare. E senza neppure scomodare Babbo Natale, della cui esistenza cominciamo fortemente a dubitare. MASSIMO CORCIONE