A cura della Redazione
Ora siamo davvero indignati. Non che ci volesse molto, il limite era già stato più volte sorpassato negli anni, anche se la reazione è stata sempre di freddissima resa. E questa è una colpa che paghiamo puntualmente con il massimo della pena. Abbiamo sopportato che ci facessero di tutto: ci hanno illuso con fabbriche che hanno prodotto solo delusioni; hanno promesso una Zona Franca che è stato il primo provvedimento cancellato per crisi strutturale; ci hanno fatto esultare per un’operazione anti-camorra senza precedenti nella nostra piccola storia, senza che poi all’opera di pulizia seguissero iniziative concrete per ricostruire l’economia strangolata dalla Piovra; infine ci hanno fatto gioire per l’annunciata conclusione di due scandali che durano da anni (il ponte su Via Sepolcri e il collegato avviamento del depuratore alla foce del Sarno) per poi vanificare tutto con una pessima prova di ordinaria burocrazia. Una mancata firma che ha azzerato tutto: la riapertura della strada che collega la città all’area vesuviana e all’Ospedale, il ritorno (38 anni dopo) al mare balneabile, una realtà che la metà della popolazione ora residente a Torre non ha mai conosciuto. Possibile che una firma blocchi tutto? Possibile che non esista un’autorità superiore che si sostituisca a quella inerte? Il generale Jucci, a 85 anni, non se l’è sentita di chiudere il suo onorato servizio di alto commissario per la bonifica del fiume Sarno con un atto di coraggio, con un provvedimento che restituisse la dignità, appunto, a una città mortificata. Il parziale interesse del comune di Castellammare ha fatto il resto, di fatto impedendo la mobilitazione popolare. Restiamo isolati nella nostra disperazione: siamo soli contro tutti, alla vigilia di un’estate desolatamente uguale a tutte le altre, senza la Grande Novità. Sapete qual è la costante di queste disgrazie? Che il centro decisionale è sempre fuori da Torre, in tutto o in parte: non siamo arbitri del nostro destino, subiamo e basta. Ecco perché è il momento dell’indignazione. Siamo a un anno dal voto per le amministrative, le strategie della politica potrebbero consigliare il congelamento dell’esistente, una sorta di tregua che converrebbe a tutti. Soprattutto a chi è lontano dalla città, a chi guarda a Torre come a una fonte continua di problemi di difficilissima soluzione. Converrebbe a tutti, meno che a noi cittadini, ormai stanchi di aspettare: nessuno lancerà la manna dal cielo, è finita anche l’epoca dei voli. L’indignazione non è un atteggiamento passivo, di filosofico distacco dalla realtà, è impegno civile, è partecipazione. Partecipiamo, indignati, alla difesa di Torre. MASSIMO CORCIONE