A cura della Redazione
Benvenuta trasparenza. La Commissione d’accesso che si è presentata nel Palazzo Comunale di Torre Annunziata è una garanzia per tutti, non un tribunale del popolo pronto a istruire un processo al Sindaco e alla Giunta. Queste sono le premesse di un evento che ha scatenato mille congetture e per ora nessuna sicurezza. Che cosa fanno un viceprefetto, un architetto e un dirigente di polizia? Dragheranno tutti gli atti per valutarne la regolarità e questa non è un’offesa amministrativa, non una lesa maestà. Tanto che a riceverli in Municipio è stato un amministratore con un passato da poliziotto, l’assessore Auricchio. Se esiste un valore dei simboli, questo non dovrebbe prestarsi a dubbi interpretativi. Sempre fino a prova contraria. Un effetto indiretto, ma inevitabile la visita dei tre dirigenti pubblici lo produrrà: l’attività ne uscirà irrimediabilmente rallentata. E, per una macchina che somiglia già a una lumaca, la frenata determinerà quasi una paralisi. Un prezzo necessario che porterà o la piena legittimazione o una severa contestazione. Le due strade sono aperte, ma avventurarsi in pronostici al momento è di fatto impossibile, per chiunque. Tutto il resto sono ipotesi, anticipazioni di scenari futuribili, ma non verificati. Per la verifica attendiamo i commissari. Ecco perché non riesco ad predire sentenze definitive e neppure anticipazioni approssimative. Ecco perché applaudo alla trasparenza: pareti che diventano immense vetrate verità che non restano segreti inconfessabili. Una situazione quasi ideale, una condizione quasi perfetta. A patto che non duri in eterno. Perché la precarietà alimenta sospetti e non certezze. E noi abbiamo assoluto bisogno di solide certezze, punti fermi di legalità ai quali ancorare i nostri sogni, le nostre speranze Abbiamo bisogno di cose da fare, non solo da aspettare. Siamo in uno snodo cruciale. Mentre il nuovo Parlamento stenta a mettersi in moto, ma progetta leggi rivoluzionarie, il Governo provvisorio ancora garantisce l’ordinaria amministrazione e può assicurare il completamento di quei progetti infiniti che sembrano vicini alla conclusione. E questo è un patrimonio reale da difendere, come i cantieri regionali e le piccole opere che fortemente rischiano di cambiare il nostro territorio. Comunque vada a finire, finiremo per ringraziare i tre commissari. E, magari, attraverso il Palazzo di Vetro vedremo pure un futuro migliore. MASSIMO CORCIONE