A cura della Redazione
Possibile che ci abbiamo messo tanto per capire? Possibile che nessuno di noi si sia mai accorto che da lì, da quelle scale, da quelle rampe potesse passare una delle tante occasioni destinate a non essere raccolte? No, non è possibile, e non è neppure vero. Torresette se ne occupò in uno dei primi numeri di una storia che quest’anno diventa decennale; nelle oziose chiacchiere da spiaggia se ne parla da chi-sa-quanto; i ragazzi delle scuole torresi che hanno partecipato al “premio Giovanni Marino” hanno evocato la loro valorizzazione in una serie di lavori presentati. Eppure abbiamo aspettato tanto, troppo per vedere finalmente popolate le rampe che collegano il vecchio corso al porto. A me arrivano gli echi e le foto, accompagnate da commenti che sanno di liberazione. Come se una porta si fosse finalmente aperta, restituendo la vista del mare e azzerando quell’olezzo maleodorante. I segni più evidenti e percepiti del mancato rispetto per luoghi che avevano fatto la storia della città costruita intorno al suo scalo commerciale. Tutto ciò accade quando la finanza pubblica e le casse delle amministrazioni comunali non sono state mai così povere. E neppure le tasche dei privati sono poi piene. Ecco perché occorrerebbe una politica di incentivi, di incoraggiamento ad assumersi qualche rischio. Ma ciò può avvenire solo in un piano di sviluppo che detti le regole e i confini, anche geografici, della novità. E questo è compito della politica, di quella di casa nostra. Solo l’anarchia può affossare questo ennesimo tentativo di restituire Torre Annunziata a un’esistenza normale. Dove si possa mangiare, o anche solo gustare un gelato o bere un caffè, sentendo il mare vicino, magari anche vedendolo. La rivalutazione di quel tratto di corso Vittorio Emanuele sarà immediata, si ripopoleranno anche quei palazzi oggi abitati da poche famiglie, magari riscopriremo - dopo una semplice tinteggiatura - perfino i decori oggi nascosti sotto scudi di salmastro o mutilati dal tempo. Non è un disegno futuribile, ma una realtà che potrebbe riscaldare questa estate tardiva. Le prove generali, mi pare, sono andate benissimo; siamo al tutto esaurito o quasi; ho sentito di piani già pronti per allargare spazi e giro d’affari. Qualsiasi iniziativa generi ricchezza può trasformarsi in volano per altre idee. L’immobilismo genera paralisi. E noi abbiamo bisogno di camminare, di muoverci, di sentirci vivi. Scendendo per quelle rampe e risalendo per quelle scale. Ora è possibile, nonostante tutto. MASSIMO CORCIONE