A cura della Redazione
L’amore deve essere scattato quella sera di gennaio 2012: lo stadio Giraud pieno per Savoia-Gladiator - coppa Italia d’Eccellenza - come avrebbe dovuto esserlo dodici anni prima per la partita che non ci fu, quel Savoia-Napoli dirottato ad Avellino senza una ragione valida. L’amore per il Savoia non potè che esplodere allora: Lazzaro Luce allora era dall’altra parte, presidente del Gladiator. Ora ha scelto Torre e, a leggere dalle dichiarazioni che ho letto in questi giorni, la motivazione deve essere davvero forte. E pure l’intesa con la piazza deve essere stata trovata per empatia naturale, dettaglio che ha fondamentale importanza quando si celebra una simile unione. Stadio e nome della squadra fanno tanto, per nostra fortuna. Emanano fascino, consentono di entrare in un’atmosfera magica, permettono di sognare più di quanto non possa accadere quando il palcoscenico è un terreno spelacchiato circondato da tribunette da campo di periferia. Ma oltre all’entusiasmo, alla passione e a una convinta partecipazione domenicale a Torre Annunziata non possiamo dare. E’ già tantissimo, molto più di quanto non si riesca a trovare altrove, dove le partite del calcio di serie D sono spettacoli destinati a pochi intimi. A noi, stretti tra mille problemi quotidiani che minacciano la sopravvivenza stessa della comunità, mancano i finanziatori, coloro che investono tanto quanto una possibile promozione potrebbe poi loro risarcire. L’esempio della proprietà torrese ha funzionato (benissimo) fino alla vittoria del campionato d’Eccellenza, poi le buone intenzioni non sono bastate più. La piccola grande storia del Savoia è stata scritta da suo pubblico (sempre e nonostante intollerabili eccessi) e da una serie infinita di presidenti arrivati da altre città. Gli anni settanta siglarono la fine delle proprietà torresi, e non fu un bell’addio. Senza il coraggio del direttore D’Amelio, tutto sarebbe finito allora. L’ultimo miracolo lo abbiamo appena citato con il nuovo Savoia che ha infilato una serie di promozioni da record. Grazie a loro, siamo ancora qui, tranne qualche pausa e qualche provvidenziale cambio di denominazione. E quando si gioca, torna subito la voglia di vincere. La serie B, forse, resterà un sogno, ma la terza serie unica che uscirà dalla riforma pronta a partire con il dimezzamento della Legaprò è un traguardo possibile. E poi, il titolo c’è già: …e Luce fu. MASSIMO CORCIONE