A cura della Redazione
Chiedo scusa se per una volta non farò alcun riferimento a Torre Annunziata e ai suoi abitanti di oggi. Non parlerò di occasioni sfumate o di nuove opportunità che potrebbero cambiare il nostro destino. Concedetemi di raccontare un’esperienza personale vissuta accanto a una persona a me molto cara che da qui era partita non tantissimi anni fa. A me e ai suoi parenti più stretti è toccato l’onore di accompagnarla verso il luogo di non ritorno, forse un viaggio pure naturale ed inevitabile, ma che prosciuga ogni risorsa anche di chi ha solo il compito di scortare. Un volto dormiente e silenzioso riesce a impartire lezioni che mille parole non riuscirebbero a rendere più comprensibili. Uno stato sereno di incoscienza spinge verso un’analisi collettiva. Tornano pensieri antichi che sembravano rimossi, ritrovi intese che parevano perdute o perlomeno appannate, riemergono immagini ed emozioni che più di un amarcord sono catarsi. Può un periodo simile di grazia scaturire da una disgrazia, soprattutto da una immane e prolungata sofferenza? Non so se questa cosa attenga o no al momento della religiosità, sicuramente attiene al momento della vita. Una vita, tante vite ripassate davanti, cose mai dette che trovano una forza esplosiva per uscire finalmente da menti che si erano abituate a tacere le proprie emozioni, a considerare i sentimenti quasi una debolezza e non una straordinaria ricchezza. Due giorni vissuti così lasciano un’eredità non misurabile con i normali valori cui siamo abituati. Mi rendo conto che non è stata un’esperienza unica - chi sa quanti fra voi purtroppo sono passati per questo sentiero? - ma se ne esce con un senso incolmabile di vuoto e insieme con un senso di purificazione che accompagnerà per quel che resta della nostra esistenza.. Non è retorica ripetersi che non tutto sarà come prima. La vita non concede pause e presto correrà frenetica come sempre, eppure il tempo avrà un ritmo diverso, più umano. Almeno su questo nessuno potrà dirsi non d’accordo. Per questo lasciatemi dire: grazie zia. MASSIMO CORCIONE