A cura della Redazione
Parlo di calcio, per una volta: del mio calcio del cuore, del Savoia primo in classifica. Approfitto della sosta che prolunga la gioia per un primato lungo sei lunghissimi punti. E’ un vantaggio meritatissimo, conquistato sul campo, grazie a una squadra che – azzardo con un po’ di esagerazione e altrettanta enfasi – entrerà nella nostra piccola storia come una delle più forti mai schierate. La riflessione e l’ardito paragone li ho fatti rivedendo una foto, quella di Gaspare Boesso, ospite d’onore per un giorno e simbolo di una formazione che - per tasso tecnico e valore assoluto dei singoli - occupa il primo posto nella mia personalissima classifica sugli ultimi cinquant’anni. Per me Peressin-Villa-Eco avrebbero meritato palcoscenici ben più prestigiosi e due di loro staranno ancora giocando lassù sopra le nuvole; Busiello-Flaborea-Malvestiti, se avessero giocato sull’erba anziché sull’irriverente terra battuta, avrebbero dato spettacolo; infine Boesso-Crocco-Bechelli-Griffi-Pappalettera: più che una difesa formavano una linea Maginot. Confermate che esagero? Forse, ma il tempo è come un’immensa lente d’ingrandimento, dilata tutto e ci rende protagonisti di un sogno che allora diventò realtà solo per sentenza dei giudici sportivi. Vincemmo il girone di serie D, ma che tempi, quei tempi, con Zanotti in panchina e i fratelli Russo a dirigere le operazioni in società. Di vittorie, per fortuna, ne sono arrivate altre, ma nessuna – almeno nel mio album dei ricordi – è stato mai abbinato a una squadra più forte. Non ho argomenti razionali per respingere le obiezioni di chi come tifoso è arrivato dopo, e neppure tento di dissacrare la memoria di partite decise da Lunerti e Donnarumma o Masitto. E neppure propongo un dibattito che non divertirebbe nessuno. Dico solo che questa squadra con il genio di Scarpa, la potenza di Meloni, la classe di Tiscione, la geometria di De Liguori e la freschezza di Gargiulo, oltre all’eleganza di Stendardo mi ha conquistato riportandomi indietro nel tempo. Passeggero in uno di quei viaggi dove “il treno all’incontrario va”. Non è un elenco completo, in questo Savoia tutti meriterebbero citazioni e complimenti, compreso il ragazzino Maiellaro che un po’ ricorda nel fisico Boesso, dal quale idealmente ha ereditato la straordinaria agilità. Lascio fuori gli allenatori, anche se Feola appartiene alla generazione degli strateghi e Zanotti faceva parte di quella degli stregoni. Figure comunque fondamentali per trasformare le potenzialità in apprezzatissima realtà. Dite che la passione ottenebra la mente? Forse, ma non svegliatemi, vi prego. MASSIMO CORCIONE