A cura della Redazione
Facciamo davvero acqua. Come Paese e come paesi. Dalla Capitale al nostro Capo Oncino, è tutta una frana. Traffico che si paralizza al primo acquazzone, famiglie che si vedono sfollate da case che mai avrebbero dovuto sorgere, media di tutto il mondo che raccontano l’Italia come un’immensa gruviera. E, per noi torresi, arriva l’allarme lanciato sulla sicurezza della Punta che dolcemente accompagna il navigante verso il confine con Torre del Greco. Di chi è la colpa? Di Giove Pluvio avrebbero risposto i Classici, ma il pensiero laico impedisce di credere a soluzioni trascendenti: è tutta colpa nostra, di come non abbiamo saputo difendere il nostro patrimonio. Dalle strade di Roma, una città che il mondo ci invidierebbe, al paradisiaco angolo che solo da un anno è stato restituito a una balneazione possibile. Proprio quando avevamo smesso di parlare dell’Oncino al passato, di rimanere ancorati a ricordi senza futuro, ecco la nuova mazzata. Tutto da rifare: probabili controlli da approntare in fretta, certissimo palleggio di responsabilità, fino all’inevitabile incubo di una chiusura che di nuovo incombe sulle nostre prossime estati. L’invito, anzi l’invocazione è lo stessa di sempre: fate presto. Riduciamo il tempo delle polemiche, acceleriamo quello delle decisioni. Interveniamo prima che sia troppo tardi per recuperare alla città e alla popolazione torrese una delle possibili discese a mare. L’Oncino fu indicato tra i Luoghi del Cuore in una sondaggio promosso dal benemerito Fai, il fondo ambiente Italia; raccolse consensi tra chi a quella insenatura legava memorie personali un po’ datate e tra chi invece aveva scoperto quell’angolo da poco. Ora siamo a una nuova mobilitazione per il comitato di cittadini che già tanto ha fatto per rivalutare una zona violentata dall’incuria. Lo ha fatto a proprie spese, con le proprie mani, i componenti si sono inventati anche spazzini quando è servito ripulire un tratto di costa che sembrava dimenticato da tutti. Ragazzi, si ricomincia. Parte una nuova scommessa, la posta è troppo importante per non profondere le stesse energie che hanno già portato frutti concreti quando il costone dal lato della Spiaggia Grande dette prevedibili segnali di cedimento. Quella mobilitazione fu un successo che ora va replicato. Nel nome di Torre e del suo piccolo paradiso appena ritrovato. MASSIMO CORCIONE