A cura della Redazione
Pasqua è dietro l’angolo, l’estate un po’ più in là, ma del mare non parla mai nessuno. Quasi non esistesse, e invece è lì, con il suo carico di problemi e di opportunità che condizionano la vita di tutti noi. Di chi a Torre vive e di chi ci torna ogni volta che può. Che ne sarà della spiaggia grande? Dell’Oncino eternamente da rivalutare? Della Salera che potrebbe costituire una risorsa o un’alternativa e invece rappresenta solo uno sconcio che mille progetti vorrebbero cancellare e che nessuno mai tocca? Domande senza risposta per ora, difficilmente arriveranno nei prossimi mesi. Siamo fatti così, noi: ci accorgeremo che il costone è ancora precario, che qualche scarico è ancora aperto, che il porto è solo un parcheggio di barche. Dettagli che renderebbero un posto come questo un posto speciale, cioè normale. Alla ricerca della normalità perduta è diventata la nostra crociata di torresi che non vogliono arrendersi, che credono sia ancora possibile qualcosa di più dignitoso della sopravvivenza. La programmazione aiuta: arrivare all’apertura della stagione estiva impreparati sarebbe fatale, per porre rimedio alle falle c’è pochissimo tempo. Il guaio, lo ripeto spesso, è che l’impresa più difficile è identificare il colpevole. Troppo facile gridare: piove, governo ladro. Ma è inutile, soprattutto perché qui piove pochissimo e potremmo trasformare in ricchezza anche questo beneficio meteorologico. Ci sono particolari che spesso diventano avvilenti, come scoprire che un martedì di sole diventa impossibile fare colazione alle 10 del mattino su una terrazza fantastica perché tutto è finito. Brioches, graffe, sfogliatelle evaporate e mai riassortite: una previsione errata può succedere, ma riparare all’errore si può e si deve se davvero si vuole trasformare la faccia di una città. Non vorrei passare per un emulo di Maria Antonietta che a chi reclamava pane, rispondeva dicendo: perché non mangiano croissant? Ma quella giornata era davvero una prova generale di quel che d’ora in avanti capiterà sempre, ogni mattina. E’ vero che una vocazione turistica non s’inventa, ma (studiando) qualcosa può migliorare. Per la qualità del servizio, e per esaltare la nostra diversità di popolo duttile, elastico. Scene simili te le aspetteresti (e le criticheresti) a Lecco, dove la domenica la trattoria con vista sul lago chiude alle 13,30, senza possibilità di deroghe, non a Torre Annunziata, non a casa tua. Possiamo ancora farcela, a patto che qualcosa cambi. Anzi molto. Senza farci trovare impreparati: l’estate quando arriva, arriva. MASSIMO CORCIONE