A cura della Redazione
Sarà perché ci sentiamo un po’ tutti allo sbando senza un’ideologia; sarà perché in questa città non esiste nulla che aggreghi più del calcio; sarà per la voglia di trasparenza che anima un po’ tutti in questi tempi di crisi, ma l’idea di risvegliare l’Antica Passione ha eccitato il corpo e la mente di vecchi e giovani amanti del pallone. L’Antica Passione è quella che lega i torresi (quasi tutti i torresi) al Savoia. Non suoni blasfemo aver accostato l’idea di tifo calcistico al concetto ormai superato di ideologia. E’ solo un’esagerazione romantica dettata, appunto, da un’antica passione. Il sentimento che diventa associazione, anzi un marchio di difesa di un nome ancora una volte in bilico tra una sopravvivenza pericolosa e un’estinzione minacciata. Il proposito è apprezzabile, il risultato sarà raggiunto a patto che la mobilitazione sia massiccia, direi quasi totale: l’obiettivo dichiarato è creare un organo popolare di controllo sul bene comune, definendo tale una squadra di calcio che ha centosette anni di vita. Una storia che tutti credono sia impossibile da interrompere, nonostante l’ultimo anno sia stato più simile a un incubo. Un messaggio chiaro destinato a chiunque si proponga come il prossimo salvatore, se mai ci sarà un benefattore che possa scongiurare il dissesto. Non saremmo precipitati così in basso se avessero funzionato tutti i controlli, se qualcuno si fosse accorto dei mancati pagamenti, se fosse stato verificato il funzionamento del giocattolo quasi abbandonato (per ragioni di forza maggiore) dopo una stagione esaltante. Questo l’assunto alla base della fondazione di Antica Passione, molto più di uno striscione da esibire sugli spalti di un campo di calcio. I dettagli ormai li conoscete: si punta alla costituzione di un piccolo capitale per acquistare una quota minima della futura società che rileverà la denominazione Savoia; da azionisti sarà possibile vigilare sulla corretta amministrazione. Non siamo all’azionariato popolare che prevede investimenti più massicci e una disponibilità che la tifoseria savoiarda non ha mai posseduto. E la proprietà diffusa non è neppure l’obiettivo che l’iniziativa si pone. Una gestione in pareggio di una squadra di calcio sarebbe possibile solo in presenza di fortissimi contributi (diritti televisivi, incassi al botteghino, merchandising) che per un piccolo club sono meno di un miraggio. Quindi si resta in attesa di un mecenate, magari accompagnato da giovane passione, al quale inviare un invito preventivo: illudere è tassativamente vietato. Oppure, se preferite: siamo soci, non polli. MASSIMO CORCIONE