Quanto pesa il passato? Tanto, troppo, ci vuole poco perché da storia diventi zavorra. La riflessione l’ho fatta mentre ascoltavo un aspirante giovane giornalista che mi aveva chiesto un colloquio. In un’ora non ha mai parlato di un evento accaduto oggi o ieri, sempre ha rivolto la sua attenzione anche di cronista a vicende molto remote.

La Fiorentina del ‘68, la Roma del ’42, il Napoli di Altafini e Sivori: si discuteva di calcio, è vero, ma di quello in bianco e nero. Eppure lui ha trent’anni, credo che neppure il padre abbia vissuto quelle epoche lontanissime. Sono rimasto ancora più colpito davanti al totale disinteresse verso le ultime novità tecnologiche che abbiamo introdotto: io gli mostravo la realtà aumentata (oggetti che si materializzano negli studi come in un prodigio) e lui mi rispondeva con Pesaola buonanima; io mi spendevo in dettagli sul video mapping (scene disegnate, proiettate e non costruite) e lui s’inteneriva davanti a un vecchio logo delle Roma. Passato e futuro si possono anche combinare, ma non deve mai accadere che il ricordo oscuri il presente. Sono certo che quel mio interlocutore rappresenti un’ec-cezione, ma la reazione istintiva è stata un mio rigetto verso l’amarcord. La nostalgia è una gabbia dalla quale uscire diventa una necessità per non morire soffocati. Eppure io passo per un cultore del passato, una memoria storica, attribuendomi molti un ruolo che va al di là del mio status anagrafico (non sono matusalemme, ve lo assicuro). Se faccio quell’effetto che ha prodotto su di me il giovane vecchio, ebbene rinuncio anche a ricordare. 

In questo momento c’è bisogno di programmare il futuro, di disegnarlo, di dare forma a progetti. Se poi alla rievocazione è legato un possibile sviluppo, allora se ne può parlare. Ma senza rimpiangere quello che è stato e ora non è più. 

Trasferito il discorso alle nostre latitudini, significa: niente rimpianti e maggiore attivismo. Anche per non ripetere errori e ritardi che costringono a rinviare un evento culturale come la Mostra su Oplonti, differita per il bisogno di aggiornare qualche atto amministrativo. Quello è il passato che va valorizzato, magari ricorrendo alle tecniche d’avanguardia per proporne una ricostruzione virtuale. Pompei è un tesoro che, oltre alle polemiche, rende ancora benissimo, perché Oplonti dovrà essere per sempre un business in perdita?

Ecco, siamo tornati a coniugare il tempo futuro, l’unico che ci garantirà una sopravvivenza dignitosa.