Certe notizie azzerano il tempo, ti riportano alla piena adolescenza. Non che senta il desiderio di tornare imberbe e di tifare per Villa e Peressin (impareggiabili eroi del Savoia edizione 1969-70), ma sentire che finalmente a luglio dal Corso potrò scendere a piedi sulla litoranea degli stabilimenti balneari mi riporta più o meno lì. Con qualche differenza: il taglio non avverrà dal prolungamento di via dei Mille, ma dal parco dell’ex Cristo Re, uno dei tanti giardini con vista mare che si celano dietro i palazzi di Corso Umberto.

Penso anche al mio giovane amico Dario che ancora non potrà godere di questo inedito piacere, gli toccherà aspettare che montino l’ascensore. Con gli ascensori non siamo fortunati, qui a Torre. Ricordo un suggestivo disegno con montacarichi dalle pareti trasparenti per alleviare a persone anziane e mamme con passeggini il percorso accidentato della Rampa Nunziante: è rimasto un miraggio. E’ stato (anche) un ascensore a ritardare l’apertura della mostra sugli ori di Oplonti, poi rivelatasi un successo di cui hanno goduto tutti, senza discriminazioni.

L’importante, sull’asse città alta - città bassa, era aprire una breccia, quasi un gesto simbolico che andrà completato il più presto possibile con l’abbattimento di tutti i muri architettonici, come civiltà e regole di convivenza impongono.

Ma anche i simboli sono importanti, segno che qualcos’altro si muove, finalmente. Sarà comunque un’estate diversa, speriamo migliore, anche se l’inversione di tendenza c’è già stata e ha cambiato le nostre abitudini estive. Ora non ci deve tradire il mare, tornato balneabile, ma pericolosamente attraversato da misteriose scie schiumose di origine sempre sconosciuta.

Porto e spiaggia sono due giacimenti a cielo aperto: si nasconde lì il nostro oro e anche il nostro piacere di abitanti che si sono finalmente riappropriati il mare, per decenni guardato con diffidenza e a stento sfiorato solo quando il caldo superava la soglia di decenza.

L’acqua pulita è una conquista possibile, peccato che per mettere in funzione un depuratore e convincere una decina di paesi a non considerare il fiume Sarno come una fogna comune ci siano voluti quarant’anni. I prossimi saranno sicuramente migliori, piace pensare di essere solo all’inizio di una nuova era, dove saremo più contenti di vivere qui, in questa striscia di terra incantata racchiusa tra Vesuvio e mare.

Ma dovremo esserlo tutti, anche quelli come il mio amico Dario che le scale non possono né salirle, né scendere.

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