A cura della Redazione

«Non è possibile infatti che il Ministero dei Beni Culturali faccia orecchie da mercante rispetto a una domanda molto chiara: ritiene lecito che Ales Spa, società ‘in house’ del Mibact, nell’arco di pochi minuti, abbia appaltato tre incarichi a tre differenti società interinali, mediante affidamento diretto, ciascuno dei quali del valore di 39 mila euro?». E’ la considerazione oggettiva dei deputati M5S della commissione Cultura che si riservano di ripresentare l’interrogazione su materia di palese malcostume.

Il comunicato arriva a commento della risposta “impacciata” del sottosegretario Antimo Cesaro ad un preciso quesito a prima firma Luigi Gallo. «Guarda caso l’importo complessivamente stanziato per Ales è appena inferiore ai 40 mila euro - recita la nota del M5S -. La cifra che rappresenta la soglia minima prima di passare alla forma di appalto di gara pubblica per l’assegnazione dell’incarico. Le tre assegnazioni riguardavano la ricerca di lavoratori da utilizzare durante lo stesso arco di tempo - hanno spiegato Gallo e compagni -. A fronte di questa situazione il Mibact non ha avuto nulla da ridire. Ha solo spiegato genericamente il fatto che, nel prossimo futuro, Ales e Arcus si fonderanno e, conseguentemente, dovrà cambiare lo statuto della società».

Risposta rimandata al mittente in quanto oggettivamente offensiva dell’intelligenza dell’interlocutore. «Forse  è stata  dovuta al fatto che il Ministero, messo in evidente difficoltà, non ha saputo cosa dire ed ha cercato di sfuggire rispetto al nodo della questione». Hanno commentato i parlamentari pentastellati della commissione Cultura, che si sono alla fine chiesti se Arcus opera in modo corretto oppure è uno strumento utilizzato come bacino elettorale. Al tal fine è importante chiarire se le sue scelte sono trasparenti ovvero (come pare) sono dettate anche da motivi di opportunità politica.